Un incremento del 3,3% sul numero dei dipendenti, il più elevato da vent’anni a questa parte. È quello registrato nel 2017 dall’Ipl che ieri, nel presentare i dati del barometro sull’occupazione, fa tracciato un bilancio estremamente positivo per l’anno appena concluso e una previsione altrettanto incoraggiante per l’anno appena iniziato.
Oltre ai dati sull’occupazione, anche quelli sulla crescita del Pil rischiano di far segnare un nuovo record: se la previsione di crescita del +2% del Pil nel 2017 verrà confermata dall’Istat, questa si inserirebbe tra i migliori risultati degli ultimi vent’anni: solo in sette occasioni dal 1998 — anno di inizio delle rilevazioni — ad oggi l’economia altoatesina ha realizzato valori di crescita del Pil del due per cento o più. Le previsioni, ancora preliminari, riguardo la dinamica economica del 2017 lasciano comunque ben sperare: export +7,2%, import +8,7%, pernottamenti turistici +3,1%, tasso di disoccupazione ufficiale 3,5%. Risultati positivi promettono di farsi sentire anche nel 2018. La quota di aziende che dichiara una redditività soddisfacente o buona è aumentata dal 69% del 2013 al 95% stimato per il 2018. Tuttavia nello stesso periodo le aspettative dei lavoratori dipendenti in merito allo sviluppo della situazione finanziaria della propria famiglia sono invece rimaste stabili. «Come già noto da indagini precedenti, i lavoratori dipendenti hanno la percezione di non riuscire a beneficiare degli effetti positivi della crescita economica» afferma Stefan Perini, direttore Ipl.
In generale però il clima di fiducia dei lavoratori dipendenti altoatesini migliora: rispetto ai dodici mesi precedenti quattro indicatori su sette si sono sviluppati positivamente, uno di questi in maniera significativa. Secondo la rilevazione Ipl infatti «non è mai stato così facile come oggi trovare un posto di lavoro equivalente, anche se i dipendenti altoatesini si mostrano particolarmente leali al proprio datore di lavoro con solo il 15% che negli ultimi 12 mesi si è attivato per cercare una nuova occupazione» chiarisce Perini. Alla dinamicità dell’economia fa da contrappunto a Bolzano un’inflazione al 2,2% quando in Italia è rimasta all’1,3%. Cresce dunque il divario tra il costo della vita nelle altre regioni italiane e in provincia di Bolzano, dove sulla base dei dati della Banca d’Italia l’Ipl stima che esso sia più caro del 22%.
Sul fronte del risparmio gli altoatesini prediligono forme tradizionali (conti correnti, libretti di risparmio e obbligazioni). Il motivo principale varia nel corso della vita: in giovane età per la casa, poi per i figli, in età avanzata per la previdenza nella vecchiaia. «Un livello di crescita economica del genere non potrebbe essere sostenuto solamente con la forza lavoro locale. È importante che l’Alto Adige si ponga l’obiettivo di diventare uno dei luoghi di lavoro più attrattivi d’Europa» ha commentato l’assessora provinciale al Lavoro Martha Stocker.