Cercarle (e trovarle) alla fine è stato il meno. Non che sia semplice selezionare, tra tutte le imprese italiane fra i 20 e 120 milioni di fatturato, una prima base di quasi 15 mila aziende, analizzarne i bilanci, calcolarne i parametri. Fatto quello, però, l’identikit economico delle 500 Champions era lì. Pronto nei file dell’ufficio studi di ItalyPost e sui desktop di L’Economia. La questione reale, a quel punto, era «leggerlo». Capire chi sono gli imprenditori e le imprenditrici – non è un omaggio a una parità di genere teorica e retorica: tra i Champions le donne sono davvero tante – che hanno consentito al Paese di reggere negli anni peggiori e di mettere, giusto da lì, le radici del ritorno alla crescita.
Non ci credevano in molti, che l’avremmo rivista: quando tutto era nero, ci saremmo accontentati e non avremmo scommesso oltre le anemiche percentuali cui l’Italia pare condannata. Bene. Nei primi due mesi di viaggio nel pianeta delle Pmi sconosciute (perché non amano i riflettori) ma di successo (forse, almeno un po’, proprio perché non si lasciano distrarre), abbiamo scoperto che così non era. Non siamo condannati per forza. Abbiamo cercato di spiegarne le ragioni semplicemente raccontando le storie, i volti, le convinzioni, le sfide di chi ha già dimostrato che sì: si può. Il numero speciale del 16 aprile, interamente dedicato ai 500 Champions perché ci sembrava il modo migliore di celebrare il primo compleanno de L’Economia, si è così rivelato solo l’inizio del racconto di un universo insospettato, che spesso neppure le associazioni industriali riescono a intercettare e interpretare e che, infine, appare lontanissimo dagli spettacoli della politica. Negli scenari rivoluzionati il 4 marzo, però, quest’universo ha senza dubbio avuto un ruolo, e anche su questo occorrerà interrogarsi.