Le opposizioni vanno all’attacco a testa bassa, accusando il governo di sottovalutare l’analisi sullo stato economico e finanziario dell’Italia dell’agenzia di rating Fitch, che due giorni fa ha confermato il suo «voto», una tripla B con outlook negativo, ma che prevede un miglioramento solo in caso di nuovo esecutivo «stabile», viste le tensioni tra Lega e M5S. Ma sono proprio i leader dei due partiti di maggioranza a respingere al mittente sia le previsioni sul futuro politico del Paese, sia il contenuto stesso del dossier.
A tentare di spazzar via i dubbi sulla tenuta del governo è infatti Luigi Di Maio: «Ogni politica che stiamo portando avanti ha una prospettiva di 5 anni, non sono quindi d’accordo con Fitch: non ci saranno le elezioni in Italia dopo quelle europee», dice il vicepremier. E il collega Matteo Salvini mostra di disinteressarsi del tutto del giudizio dell’agenzia: «Commento la vita reale, e la vita reale sono i 65 mila italiani che in tre settimane hanno firmato per quota 100. Le previsioni e la fantascienza mi interessano poco». Anzi, il tentativo è quello di guardare avanti, anche su riforme che al momento vedono lontane le posizioni di Lega e M5S, come l’autonomia regionale che, per il ministro dell’Interno, sarà varata «sicuramente entro l’anno». Senza fretta, quindi, come invece sembrava fino a pochi giorni fa.
A non soffermarsi troppo sui dati finanziari comunque non sono solo i due vicepremier, ma anche il presidente dei vescovi europei Angelo Bagnasco: «Economia e finanza — dice infatti il cardinale — sono piedi d’argilla che non reggono l’edificio e possono diventare impedimento per realizzare la casa dei popoli e l’Europa delle Nazioni».
E guardando al voto delle Europee di maggio, dall’opposizione affondano il coltello contro il governo. Da Forza Italia lanciano l’allarme, dopo che Berlusconi nei giorni scorsi ha paventato il rischio — se non la certezza — di una manovra correttiva che preveda anche una patrimoniale. «Sottovalutare il campanello d’allarme, l’ennesimo, di Fitch sarebbe da incoscienti», dice Mariastella Gelmini, mentre secondo Anna Maria Bernini «il governo sta ballando sull’orlo del baratro», e per Mara Carfagna c’è «ben poco da festeggiare» visto che il rating dell’Italia è lo stesso di «Namibia, Kazakistan, Filippine e Colombia».
Altrettanto duri i giudizi che arrivano dal Partito democratico. «Il Paese è fermo, crolla la produzione industriale e all’orizzonte c’è la manovra correttiva», paventa Roberto Giachetti, motivo per cui — secondo Nicola Zingaretti — Lega e M5S «pur di non fare una manovra correttiva, penseranno di portare il Paese al voto». Ipotesi che il leghista Roberto Calderoli scarta decisamente: «Si rassegnino quelli di Moody’s, quelli di Fitch e i loro amici dei poteri forti: questo governo durerà per tutta la legislatura ».
Per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, infine, «occorre una grande reazione del Paese: il Sud e il Nord, insieme devono diventare una grande questione nazionale».