La presidente del Consiglio europeo di vigilanza creditizia ha annunciato ieri che nel 2017 molti sforzi sono stati compiuti per ridurre le sofferenze nei bilanci bancari, esortando così i ministri delle Finanze a chiudere al più presto la trattativa sul completamento dell’unione bancaria. Nel contempo, Danièle Nouy è tornata a insistere sulla necessità di risolvere la questione dello stock di crediti inesigbili, decidendosi però convinta che la soluzione debba essere «ambiziosa e realista».
«Oltre il 60% della riduzione delle sofferenze creditizie avvenuta negli ultimi quattro anni ha avuto luogo nel 2017», ha spiegato in una audizione parlamentare qui a Bruxelles la signora Nouy. Nel 2014, i bilanci bancari avevano nella zona euro «sofferenze creditizie per un totale di circa 1000 miliardi di euro. Ora siamo scesi alla fine del 2017 a circa 670 miliardi euro. ancora molti crediti inesigibili, ma certo in calo. La media è ora del 4,9% rispetto a oltre il 7,0%» degli attivi.
La banchiera centrale è poi tornata sulla questione dello stock di crediti inesigibili, per ora non toccato dal recente giro di vite compiuto con l’Addendum. «A un certo punto, lo stock dovrà essere trattato nello stesso modo dei nuovi crediti inesigibili (…) Dobbiamo trovare una soluzione che sia ambiziosa e realistica». Proprio ieri da Sintra, dove si sta svolgendo una conferenza della Bce, l’agenzia Reuters spiegava che la Bce sta pensando a soluzioni che tengano conto delle particolari situazioni nazionali.
Secondo le prime informazioni, le autorità di vigilanza nazionali stanno riflettendo a una soluzione che dia tempo alle singole banche per risolvere i crediti inesigibili, adottando anche particolari soluzioni per paesi, come l’Italia, che hanno un sistema giudiziario particolarmente farraginoso. L’obiettivo è di presentare entro l’estate una possibile proposta per gestire gli stock di sofferenze creditzie. Un compromesso tra istanze diverse sembra possibile. La questione dei crediti inesigibili è stata al centro dell’impegno di creare una unione bancaria. L’Unione europea si è dotata di una vigilanza bancaria unica e di un meccanismo unico di risoluzione bancaria. Manca all’appello una garanzia unica dei depositi. Con la sua presa di posizione di ieri, la signora Nouy ha spiegato che molto è stato fatto sul versante della riduzione dei rischi e che è giunto il momento di effettuare una condivisione dei rischi.
È stata ottenuta «una significativa riduzione del rischio e pertanto dovremmo ora sbloccare i negoziati per una garanzia unica dei depositi bancari a livello europeo», ha detto la banchiera centrale. Sarebbe importante darsi «l’obiettivo di adottare il pacchetto ben prima delle elezioni europee del maggio del prossimo anno». Proprio questa settimana, i ministri delle Finanze si riuniranno in Lussemburgo per discutere dell’unione bancaria (si veda l’articolo a pagina 19).
Intanto, la commissione affari economici ha approvato ieri la sua posizione nel negoziato con Commissione e Consiglio in relazione alle nuove regole di Basilea III. Tra le altre cose, i parlamentari vogliono che «le banche piccole e non complesse» godano di requisiti semplificati. Strasburgo è d’accordo per imporre un tetto massimo di leva finanziaria del 3%. Nel contempo, i deputati si sono accordati sull’atteggiamento negoziale anche per quanto riguarda i requisiti patrimoniali da usare in una risoluzione bancaria.
Il pacchetto nel suo insieme ha suscitato commenti contrastanti. L’eurodeputato socialista italiano Roberto Gualtieri ha notato che il Parlamento è riuscito a rendere «più bilanciato tra stabilità finanziaria e sostegno alla crescita il testo preparato dal Consiglio». Marco Valli, parlamentare del Movimento Cinque Stelle ha parlato di «danni limitati» ma comunque di «mazzata» per le banche italiane. Il verde tedesco Sven Giegold ha sostenuto che il pacchetto non comporta sufficienti riduzioni dei rischi.