Abbiamo incominciato la rassegna dell’Open Factory 2018 andando dalla Lombardia verso Nord-Est, scendendo al Centro, risalendo in direzione Nord-Ovest. Dunque: non può che essere Torino, la città che chiude il viaggio nel cuore dell’industria italiana, tra le fabbriche che domenica aprono le loro porte ai territori e a chiunque abbia interesse o semplici curiosità per la «cultura del manifatturiero». Possono esserci un paio di tappe di avvicinamento, in questo itinerario piemontese, e sono in fondo la naturale prosecuzione del percorso sull’«asse dell’energia»: a Novara l’Eni ha aperto il suo Centro Ricerche per le energie rinnovabili e l’ambiente; a Vercelli il gruppo Castagna Univel ha mostrato (come già a Lodi e Mortara) come nasce il packaging del cibo che compriamo al supermercato, per esempio, e come si possa «abbassare» già in fabbrica l’innegabile impatto ambientale degli imballaggi. Dopodiché, però, Piemonte resta pur sempre e innanzitutto sinonimo di automotive.
Fiat Chrysler Automobiles. La rete di piccole e medie industrie della componentistica, che della Grande Fabbrica sono da sempre satelliti. E quel «ramo» del settore che è altrettanto importante dell’auto, sia per il business che movimenta sia per le alte tecnologie che sviluppa, ma di cui si parla molto meno. Camion (anche i «bisonti»), macchine agricole (e messa così pare banale: ma provate a immaginare un mega-trattore, che viaggia su «gomme» alte due metri e che però si guida con un semplicissimo joystick), ruspe, cingolati, eccetera eccetera: il Cnh Industrial Village, alle porte di Torino, è insieme il più grande showroom del gruppo e un museo storico dei veicoli industriali, e fa un effetto insospettato avere a portata di sguardo la velocità dei cambiamenti tecnologici. C’è un caffè-bar-ristorante, all’interno del Village. Ma siamo a Torino, casa della Lavazza. Che è tra l’altro a pochi minuti dal flagship centre di Cnh, per cui l’Open Factory Sunday può proseguire direttamente lì: il viaggio nel museo aziendale è un viaggio parallelo nella filiera del caffè e nei 120 anni di storia di un’azienda ormai multinazionale eppure sempre orgogliosamente «familiare».
*L’Economia, 19 novembre 2018