È diventata anche un cortocircuito la procedura di nomina dei vertici di Cassa depositi e prestiti. All’ora di pranzo il capo del governo convoca un vertice con i suoi due vice e il ministro dell’Economia. Un’ora dopo i suoi uffici sono costretti a revocarlo, ufficialmente per precedenti impegni dei partecipanti. In Parlamento fonti di maggioranza spiegano che i rapporti fra Luigi Di Maio e il titolare del Mef Giovanni Tria sono ai minimi termini. Viene attribuita una frase secca al vicepremier M5S: «Tria non può decidere da solo».
Matteo Salvini invece cade dalle nuvole: «Non sapevo nulla del vertice, non sapevo che fosse stato convocato e non sapevo neanche che fosse stato sconvocato». Insomma un mezzo pasticcio, che quantomeno dimostra che i rapporti fra alcuni membri del governo sono tutt’altro che fluidi. Addirittura nei giorni scorsi il titolare dell’Economia veniva dato come «in discussione» nel Movimento 5 Stelle. Proprio il ministro di cui i grillini sarebbero scontenti varca però il portone di Palazzo Chigi a metà pomeriggio, incontra da solo il capo del governo, Giuseppe Conte, il faccia a faccia dura quasi due ore.
Intanto il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, intercettato dai cronisti, dice che su Cdp non c’è accordo, e che «si sta ancora lavorando», ma evidentemente non in modo collegiale, almeno dal punto di vista fisico. Del resto è lo stesso Giorgetti a rimandare ad una sorta di metodo che il premier ha indicato nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano: «Il ministro competente le propone a me — dice Conte, confermando in modo inconsapevole alcune incomunicabilità —, io ne parlo con i due vicepremier, poi decidiamo insieme. Se non c’è accordo sulla persona più competente, rinviamo per trovarne una migliore».
L’accordo che al momento manca è quello su Dario Scannapieco, attuale vicepresidente della Bei, in cima alla lista di Tria come nuovo ad di Cdp, ma non ancora in quelle dei due partiti di maggioranza. È lo stesso Salvini poi a smorzare i toni e le incomprensioni: una soluzione si troverà in tempo per l’assemblea della società, il 25 luglio prossimo.
Ovviamente l’opposizione punta l’indice: «Il ministro Tria non vuole farsi dettare le nomine da Di Maio e Salvini? Fa bene a chiedere il rispetto della legge e delle sue prerogative, fa bene a non voler incontrare i due vicepremier per parlare di spartizione e lottizzazione. Vedremo dai nomi che saranno proposti per Cdp e Rai se Conte e il titolare dell’Economia dimostreranno davvero di essere indipendenti e di rispettare la legge, ad esempio sul presidente di garanzia del servizio pubblico», dice il deputato dem Michele Anzaldi.
Intanto in Parlamento si eleggono gli otto membri laici del Consiglio superiore della magistratura: Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti (M5S), Stefano Cavanna e Emanuele Basile (in quota Lega), Alessio Lanzi e Michele Cerabona (per FI) e David Ermini (Pd). Nuovo membro della Consulta è invece Luca Antonini. Non mancano le proteste: «Incredibile che tutti i candidati al Csm siano uomini. Avevamo già un primato negativo nel governo», dice Rossella Muroni, deputata Leu.