La Germania ha già fatto il primo passo per mettere le mani sulla Commissione europea. La Francia osserva le mosse di Berlino e prenota la guida alla Bce. La Spagna si tiene ben salda alla locomotiva franco-tedesca, convinta di incassare qualcosa. Idem il terzetto del Benelux. A nove mesi dalle elezioni, il grande valzer per le poltrone Ue è entrato nel vivo. E l’Italia, quando la musica finirà, rischia seriamente di rimanere in piedi. I contatti e le trattative politico-diplomatiche tra le cancellerie europee sono già iniziati, ma Roma sembra tagliata fuori dalle trattative preliminari. Le tensioni delle ultime settimane, non tanto con Bruxelles ma con le altre capitali, non aiutano. Perché è vero che le maggioranze politiche si formeranno soltanto dopo le elezioni, ma i big hanno già iniziato ad arare il terreno.
Una cosa è certa: nella migliore delle ipotesi, la nostra rappresentanza ai vertici delle istituzioni Ue è destinata a ridursi. Per una ragione molto semplice: a Bruxelles è opinione diffusa che l’Italia sia sovrarappresentata. Delle sei poltrone più ambite, ben tre sono occupate da italiani: Federica Mogherini come Alto Rappresentante per la Politica Estera, Mario Draghi alla Bce e Antonio Tajani all’Europarlamento. Le altre presidenze che contano sono alla Commissione, al Consiglio europeo e all’Eurogruppo. Bene che vada, dunque, l’Italia riuscirà a conservarne soltanto una su sei. Male che vada, nessuna. Antonio Tajani ha detto ai colleghi del partito popolare europeo che si batterà per lasciare in eredità a un suo connazionale la guida dell’Europarlamento. Diverse fonti del Ppe sospettano che lui stesso sia interessato a una riconferma. Ma ammettono: «Se dovessimo conservare la guida della Commissione, che è il nostro obiettivo, sarebbe difficile incassare anche la presidenza a Strasburgo».
Nei prossimi giorni il tedesco Manfred Weber annuncerà la sua candidatura per la Commissione. Per diventare “Spitzenkandidat”, candidato di punta del partito, dovrà prima passare dal congresso Ppe (dove, tra gli sfidanti, ci sarà il finlandese Alexander Stubb). Angela Merkel ha dato il via libera, ma la strada è lunga. Molto dipenderà dalle coalizioni post-voto: ancora non è chiaro se il Ppe sarà alleato di Macron oppure se guarderà ai conservatori e al fronte sovranista. Nel primo caso, Weber potrebbe essere sacrificato per lasciare il posto all’attuale ministro dell’Economia, Peter Altmaier. E con un tedesco al Berlaymont, Parigi è pronta a mettere le mani sulla Bce. Si parla di François Villeroy (governatore della Banca di Francia) o di Benoit Coeuré (già nel board della Bce). Circolano anche altre ipotesi, meno favorevoli all’Italia, che vedrebbero un nordico a Francoforte (i nomi sono quelli dei finlandesi Erkki Liikanen e Olli Rehn, dell’estone Ardo Hansson o dell’olandese Klaas Knot). Di certo l’Italia avrà diritto a un commissario. Secondo alcuni rumors l’esecutivo punta agli Affari Economici e Monetari: un italiano dovrebbe dunque far rispettare i vincoli economici Ue ai governi. Ipotesi considerata poco realistica a Bruxelles. Nessuna indicazione sul portafoglio, dunque, ma negli ambienti diplomatici Ue c’è già chi è pronto a scommettere sul nome: «Vedrete, alla fine sarà il ministro Enzo Moavero Milanesi a fare il commissario».