Bisogna andare indietro di oltre 170 anni, nel 1850, per risalire alla nascita di Goglio. Questo storico gruppo lombardo, fondato dall’omonima famiglia a Rho, ha iniziato la sua attività concentrandosi inizialmente sugli imballaggi per il caffè, ma ben presto la produzione è stata ampliata ai sistemi di packaging flessibile per diversi settori industriali, dall’alimentare alla chimica fino al pet food. Ma ciò per cui si è sempre contraddistinto è l’attenzione per l’innovazione, che è stata centrale nella gestione già dagli inizi del ‘900, dove cavalcando l’onda della rivoluzione industriale vengono avviati i primi processi produttivi meccanizzati.
Ma la vera svolta arriverà nel 1961 con il Fres-co System, un sistema brevettato da Goglio per la conservazione ed il mantenimento degli alimenti freschi come appena prodotti, e nel 1968 con l’invenzione della valvola di degasazione monodirezionale, che permette la fuoriuscita di gas per mantenere e conservare le proprietà originali dei prodotti confezionati. Da qui inizierà un trentennio di forte crescita in cui l’azienda, sfruttando il suo primato tecnologico, si consoliderà sui mercati internazionali con le aperture di stabilimenti produttivi sia in Europa che negli Stati Uniti, mentre dal 2000 in poi ci sarà l’espansione anche nel Far East e in Sud America.
E nonostante i suoi numeri la posizionino fra i leader mondiali del packaging flessibile, con 8 sedi produttive e 7 commerciali per oltre 1763 tra dipendenti e collaboratori, e un giro d’affari che ha superato i 370 milioni di euro, Goglio non ha mai smesso di investire, diventando uno dei primi gruppi italiani a puntare sull’industria 4.0 per migliorare l‘efficienza e la tracciabilità della produzione.
Arrivando al 2020, secondo i dati di prechiusura del bilancio, l’anno della crisi pandemica non ha condizionato particolarmente il business di Goglio, che ha registrato solo una lieve flessione del valore della produzione, attestatasi a 352 milioni di euro. Tuttavia, questo non ha fermato gli investimenti. Grazie ad un finanziamento di 30 milioni, sostenuto da Sace, Intesa Sanpaolo e Unicredit, verranno implementate nuove tecnologie di produzione che permetteranno di migliorare ulteriormente l’efficienza produttiva e l’impatto ambientale, e contestualmente di incrementare la presenza del gruppo sui mercati esteri.