Una delle vocazioni della città, ampiamente descritta nell’ultimo rapporto Osservatorio Milano curato da Assolombarda e Comune di Milano, riguarda la manifattura 4.0. Milano è uno degli epicentri europei della transizione verso la smart manufacturing. Rispetto alle capitali europee della manifattura (in particolare Stoccarda e Monaco di Baviera) Milano soffre sul fronte delle competenze e delle infrastrutture, ma primeggia decisamente sul fronte delle imprese. Questo primato ha tante declinazioni: la città si conferma come polo di attrazione di multinazionali high tech che trovano in città condizioni favorevoli per insediarsi e promuovere attività di ricerca, ma anche come spazio di crescita per tanti Fab Lab e Makerspace che in questi anni hanno promosso sperimentazione tecnologica e diffusione di nuove competenze presso un pubblico di giovani e di curiosi.
Fra le visite possibili, ci sono ovviamente anche molti laboratori attivi nel settore della moda e del design. La tradizione della città sul questo fronte è stata ampiamente confermata dall’Osservatorio Milano che ha messo in evidenza lo stato di salute della città rispetto alla concorrenza europea. L’aumento significativo del turismo e le interazioni con il mondo delle istituzioni culturali hanno consentito alle imprese che operano nel perimetro metropolitano di rilanciare la propria progettualità e di rinnovare il proprio racconto di sé. Imprese come Fornasetti (complementi d’rredo) o Jannelli e Volpi (carte da parati) sono esempi vitali di come cultura e manifattura si intrecciano e producono valore sia a livello locale che a scala internazionale.
La Milano in scena nel fine settimana propone un’immagine di sé molto diversa da quella di metropoli capitale del terziario che si limita a governare da lontano le catene globali del valore. È una Milano che si confronta con una nuova idea di produzione e che si candida ad amplificare la vocazi one manifatturiera del Paese dimostrando la possibilità concreta di praticare una nuova idea di lavoro e di socialità. Se la manifattura novecentesca è stata alienazione e sradicamento, la manifattura urbana ben visibile a Milano (così come in tante altre metropoli internazionali) parla una lingua opposta. Puntando su qualità e ricerca, dà spazio a un lavoro attivo e consapevole, sostiene quella che abbiamo chiamato a lungo la “classe media”, aiuta il rilancio di quartieri in difficoltà. Ha bisogno di collaboratori consapevoli, appassionati, capaci di apportare un contributo personale alla realizzazione del prodotto finale. Che si tratti di laboratori high tech o degli eredi della grande tradizione artigianale italiana, gli spazi della produzione urbana diventano luoghi di aggregazione sociale e di integrazione.
I tanti percorsi di successo visitabili in questi giorni rimandano ad altrettante forme di cooperazione possibile fra una provincia che non vuole diventare periferia, come recita il titolo del libro di Paolo Manfredi, e una metropoli che non intende diventare emirato. Se c’è un terreno su cui riconnettere metropoli e provincia è proprio quello di una nuova manifattura incentrata su innovazione e valori immateriali. La proliferazione di progetti di riqualificazione urbana immaginati dal Comune in partenariato con i privati sono altrettante opportunità per l’Italia dei distretti e delle cento città per trovare a Milano una vetrina e un luogo di sperimentazione in grado di sostenere un percorso di innovazione che deve contribuire al rilancio dei territori. Allo stesso modo, il successo delle startup manifatturiere può “scalare” solo saldandosi alla capacità produttiva e alle competenze che oggi sono ancora presenti sui tanti territori a vocazione industriale del nostro Paese.
In questo senso, la manifestazione promossa dall’amministrazione milanese non è solo un’occasione per riscoprire gli angoli meno conosciuti di una città solitamente poco associata al manifatturiero, ma anche l’opportunità per ripensare al patto che lega la capitale della Lombardia a quei territori che scommettono su un futuro legato alla produzione. È una proposta esplicita in una congiuntura che vede la città criticata per una crescita che poco restituisce. La visita ai laboratori e alle fabbriche in mostra a Manifatture aperte è un modo per immaginare e toccare con mano un’intesa possibile sull’Italia del futuro.