«Il M5S ha un modo naïf di ragionare e di reagire alla cocente sconfitta elettorale». Nel giro stretto del leader del Carroccio c’è molta preoccupazione sui ragionamenti che si fanno nel Movimento. «Edoardo Rixi è stato fatto dimettere in cinque minuti: questo significa – dicono i grillini – che Salvini fa la voce grossa, si agita tanto ma alla fine accetterà un compromesso su tutto. Non gli conviene rompere per tornare con Meloni e Berlusconi: perderebbe il suo 34%». Così parla una parte di M5S mentre un’altra parte è convinta che il ministro dell’Interno stia cercando un pretesto per rompere «ma alle politiche non andrebbe oltre il 28%». Nella Lega strabuzzano gli occhi: dicono che i pentastellati sono nel pallone e non hanno ancora realizzato cosa è successo alle urne, e cosa li aspetta. Intanto, spiegano i leghisti, devono cominciare a rispondere su autonomia regionale, flat tax e sblocca-cantieri a partire dalla sospensione per due anni del codice degli appalti, il decreto sicurezza.
Già, il decreto sicurezza. «Non vorremmo – avvertono i fedelissimi di Salvini – che venisse approvato nel Consiglio dei ministri e poi impallinato al Senato perché Di Maio non controlla più il suo gruppo parlamentare. È vero che il provvedimento potrebbe passerebbe lo stesso con i voti dei Fratelli d’Italia. Ma questi e altri possibili incidenti possono portare alla crisi di governo».
I salviniani sentono che il M5S è sfilacciato, si sta avvitando in ragionamenti poco corrispondenti alla realtà. Come quello di pensare che le dimissioni in cinque minuti di Rixi siano un segno di debolezza di Salvini. «Questi non hanno capito una mazza», spiegano i più educati del Carroccio (vengono usati espressioni più colorite e volgari). Il punto l’ha spiegato bene Salvini all’assemblea dei parlamentari e lo ripete in tutte le riunioni riservate. «Tutto ciò che proponiamo deve rimanere dentro il perimetro del contratto del governo. Nessuno potrà dire che noi vogliamo rompere. Vediamo dove è possibile arrivare. Dipende da loro. In ogni caso – è il mantra di Salvini – io non ho alcuna nostalgia del centrodestra, sia chiaro». Tutti hanno interpretato queste parole del capo come un modo per avvertire tutti di tenersi pronti ad eventuale elezioni anticipate con l’intenzione di correre da soli, senza Silvio Berlusconi. Anche su Fratelli d’Italia ci sono molte riserve, ma con Giorgia Meloni è un’altra storia. Si vedrà se e quando le cose dovessero precipitare. Intanto Salvini vuole vedere come se la cava Danilo Toninelli senza il viceministro Rixi, dopo aver perso il sottosegretario Armando Siri.
Salvini spera che Rixi e Siri tornino a lavorare al ministero delle Infrastrutture una volta assolti. «Il ministro Toninelli già faticava a lavorare prima… Ovviamente io non nomino un sottosegretario in più. Comunque – aggiunge il vicepremier leghista con sarcasmo – ho pieno fiducia in Toninelli, che si è dimostrato uno sbloccatore di cantieri senza uguali». Toninelli prende atto della «sua fiducia sull’esito favorevole delle vicende giudiziarie di Siri e Rixi». «Intanto, il ministero è dimezzato – aggiunge il ministro grillino – e per lavorare a pieno regime, come anche la Lega ci pare volere, serve una squadra al completo che ci auguriamo venga ricreata al più presto. Malgrado il mio ministero sia stato falcidiato, andiamo avanti a sbloccare opere». Se non sarà Salvini a indicare i sottosegretari leghisti, i 5 Stelle si aspettano che a farlo sarà il premier Giuseppe Conte.
Salvini invita i suoi alla pazienza. Ma avverte: «Se qualcuno mi dicesse che la riduzione delle tasse può attendere, la pace fiscale può attendere, gli appalti e i rifiuti vanno bene così, se ci fossero quattro, cinque, sei no… Da stasera, dopo il voto di Rousseau, se si lavora si va avanti, se si continua a bisticciare la Lega non ha più tempo da perdere, la politica dell’insulto protrattasi per settimane è stata punita dagli italiani. Non ho più voglia di perdere tempo e penso che il voto degli italiani sia stata una indicazione chiara». Poi punta il dito sui ministri Toninelli, Costa e Trenta. Devono lasciare? «Non chiedo niente a nessuno: è chiaro che su alcuni settori ci sono problemi perché per difendere l’ambiente non puoi bloccare un intero Paese. I militari meritano copertura politica totale: tagliare gli investimenti sulla difesa è suicida». I5s protestano invano: «Basta attacchi, Salvini rispetti i nostri ministri».