Che 2020 sarà per i mercati globali? Un anno in cui si cercano atterraggi per non farsi male, dopo rialzi a doppia cifra nel 2019 borsistico, tra cui un +28% che Piazza Affari (riapre oggi) non vedeva dal 1998. La sensazione prevalente è incline a un altro anno positivo: ma non più da incorniciare. È come all’indomani delle feste più belle: gli investitori cercano spunti per continuare i brindisi. Alcuni li troveranno nelle politiche monetarie di Bce e Fed, viste rimanere ultra-accomodanti nell’anno. Altri verranno dai leader dei grandi Paesi, che contendono ai banchieri centrali la regia dei listini (altro che “mercati”): la firma che Donald Trump proverà a mettere a settimane sulla pace sui dazi Usa-Cina, come corollario alla sua probabile conferma alla Casa bianca tra 10 mesi, saprà rianimare gli scambi commerciali, e di conseguenza le quotazioni. Un altro puntello saranno i miliardi a centinaia profusi da Fed, Bce e altre banche centrali nel 2019 per favorire l’accesso al credito delle imprese (l’effetto è ritardato).
Per altro verso, proprio dalla “politica” nelle varie declinazioni verranno i primi rischi per i mercati: una campagna elettorale turbolenta negli Usa, o nuove fragilità nella costruzione europea (con epicentro soprattutto l’Italia o il Regno unito) potrebbero destabilizzare la crescita comunque debole frazionale delle economie occidentali. Per giunta, molti listini quotano sui massimi storici a prezzi slegati dalle prospettive di utile delle aziende: per questo un consiglio diffuso è di mettere nei portafogli più azioni “value”, le più legate al ciclo e dotate di fondamentali solidi. «Restiamo ‘neutrali’ sull’azionario, dove gli investitori dovranno accettare ritorni più limitati, a una sola cifra, e una potenziale maggior volatilità – ha scritto Manuela D’Onofrio, condirettore generale di Cordusio Sim (gruppo Unicredit) – . Come zone, sovrappesiamo l’Europa, e promuoviamo a ‘neutrali’ i mercati emergenti, riducendo la Borse Usa a ‘neutrali’». Sull’azionario Europa la banca britannica Barclays attende un 2020 di discreti rialzi (+6% la stima per l’indice Stoxx 600), ma con due fonti di rischio: «un ciclo di crescita ormai alla fine, e multipli piuttosto cari per molte azioni». Barclays, in buona compagnia, ritiene sia l’ora di puntare su azioni meno aggressive e più cicliche, poco apprezzati negli ultimi anni rombanti; e consiglia di spostare fondi dalle Borse Usa – che riflettono i prezzi stellari di una crescita lunga 12 anni – verso Europa e mercati emergenti.
Anche Ostrum, controllata del gestore francese da mille miliardi Natixis, vede «un certo grado di continuità nel 2020», in cui le banche centrali che hanno azzerato i tassi continueranno a «rappresentare un freno ai rendimenti dei bond», mentre per le Borse il meglio della performance dovrebbe venire dalle cedole, pari al 3,5% medio in Europa.
E l’Italia? Più modestamente, resterà alle prese con la politica ballerina e il connesso fardello da 2.450 miliardi di debito pubblico. Lo sostiene anche il fondo Blackrock, tra i primi investitori istituzionali al mondo: «L’incertezza politica resta elevata e continuerà a pesare sulle sue prospettive di crescita – ha detto Bruno Rovelli, capo delle strategie di investimento di Blackrock Italia – . Il problema dell’Italia è che non cresce e fatico a individuare le condizioni per cui possa accelerare e chiudere il divario con l’Eurozona: mancano le politiche economiche e l’incertezza politica resta molto alta, con ricette economiche diverse secondo i partiti». Scenario che «non favorisce gli investimenti e le imprese», e fa sì che il debito pubblico continui a «pesare strutturalmente sull’economia ». Blackrock preferisce invece aumentare l’esposizione sui mercati emergenti (sia azioni che reddito fisso), su Asia e Giappone, a scapito delle azioni europee («dopo i recenti rialzi le politiche della Bce sono riflesse nei prezzi») e riduce a ‘neutrale’ l’esposizione su Wall Street, per «l’incertezza legata ai diversi esiti delle elezioni 2020». A conti fatti, Trump è gradito a molti investitori: che non sentono l’afflato di ricambi drastici, specie se a vincere tra i democratici fosse la candidata radicale Elisabeth Warren.
Tra i pochi pessimisti c’è l’assicuratore francese Axa. «Ci aspetta un 2020 a due facce: nella prima metà nuovi massimi delle Borse sull’onda dell’euforia che respiriamo, del disgelo Usa-Cina e di una Brexit su cui si scontavano scenari troppo negativi. Ma nella seconda metà d’anno il rallentamento economico e i timori di recessione torneranno ad agitare i mercati; e il 2021 sarà ancor più duro », scrive Alessandro Tentori, capo investimenti di Axa Im Italia. Quindi i francesi si preparano a virare i portafogli su posizioni più difensive, «con più titoli di Stato di qualità e meno di Paesi emergenti, più dollari e meno azioni».