Era un passaggio atteso, ma non propriamente scontato viste le nuove intenzioni del governo di rivedere il sistema del credito delle banche cooperative.
Fatto sta che nel tardo pomeriggio di ieri la Banca d’Italia ha dato il suo via libera alla costituzione del gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale Banca. L’autorizzazione è di fatto uno step in avanti della riforma che volle l’allora primo ministro, Matteo Renzi, relativamente al credito cooperativo, ma che ora il nuovo esecutivo «legastellato» intende rivedere per salvaguardare l’autonomia dei piccoli istituti e dunque preservare la mutualità.
Il sì di Bankitalia è giunto dopo l’autorizzazione della Bce. Un via libera che si aggiunge a quello già dato alle altre due banche cooperative: Raiffeisen e Iccrea. La notizia è filtrata nel tardo pomeriggio, quando Cassa Centrale Banca ha divulgato un comunicato in cui presidente e direttore del gruppo, rispettivamente Giorgio Fracalossi e Mario Sartori, hanno commentato con toni entusiasti la chiusura di un primo tassello.
«È con grande orgoglio e un po’ di emozione che apprendiamo la decisione positiva di Bankitalia» hanno dichiarato dopo aver appreso la decisione romana. Successivamente hanno provveduto a diffondere la notizia a tutti i direttori del gruppo, alle Casse rurali e e anche alle Raiffeisen.
Presidente e direttore hanno poi aggiunto che il via libera di Banca d’Italia è un passaggio storico per le banche del credito cooperativo e si sono rivolti agli associati dichiarando: «Sono stati anni particolarmente impegnativi e complessi. Dobbiamo a tutti voi e ai vostri consigli di amministrazione e collegi sindacali, alle vostre collaboratrici e collaboratori un ringraziamento sincero per la fiducia e il supporto che ci avete assicurato».
Al rientro dalla pausa estiva Cassa Centrale Banca organizzerà una serie di incontri territoriali per analizzare e approfondire ulteriormente i documenti presentati nell’istanza. Il percorso della riforma del credito cooperativo prevede inoltre un ulteriore passaggio nei Cda e assemblee dei soci per la modifica degli statuti e ratifica del patto di coesione.
Ora rimane la questione del mutualismo e dell’identità di queste banche.Un tema che proprio questa mattina sarà discusso nell’aula del Senato dall’esponente di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi in occasione della discussione sul decreto Milleproroghe. Il senatore trentino infatti è il promotore di una proposta che prevede che la capofila delle banche cooperative debba effettuare un aumento di capitale di almeno il 60 per cento per assicurarsi una maggiore autonomia nell’erogazione del credito a livello territoriale, qualora subentrino nuovi soci.
«Il sì di Roma è un passaggio che tutti si aspettavano — commenta de Bertoldi — . Adesso serve invece capire come intende procedere l’esecutivo per la mutualità delle banche. Questi sono istituti che devono poter avere la capacità di decidere a chi erogare credito fra le imprese del territorio. Non devono cambiare la loro autonomia di banche che aiutano le aziende locali». Nello scorso mese di luglio infatti il governo, con il ministro alla democrazia diretta, Riccardo Fraccaro in prima linea, ha annunciato di voler mettere mano alla riforma di Renzi che di fatto puntava a togliere autonomia di decisione alle piccole banche. Una strada, quella della maggioranza, tutta in salita visto che il ministro dell’economia Giovanni Tria ha annunciato che la riforma è già stata adottata da numerose banche.