Patricia Urquiola è stata la prima, poi si sono aggiunti i fratelli Bouroullec, Antonio Citterio, Patricia Viel, Fernando e Humberto Campana e altri grandi designer. Parte proprio dal coinvolgimento dei designer l’idea che ha portato l’azienda modenese Ceramiche Mutina al successo.
Nata nel 2005 da un’acquisizione, la società è passata in pochi anni da zero a 26 milioni di euro di fatturato e, secondo stime interne, si appresta a crescere ancora del 15 per cento nel 2018. «Non è stato facile convincere i designer a lavorare con la ceramica, che viene abitualmente considerata un materiale di seconda classe – racconta il presidente, Massimo Orsini –, ma ci siamo riusciti e oggi lavoriamo con unpull di nove famosi designer con cui lanciamo dalle tre alle cinque collezioni all’anno».
Mutina produce ceramica industriale per pavimenti e rivestimenti, da mosaici a formati molto grandi. Le sue ceramiche sono usate per spazi pubblici e privati, da interni domestici di segno contemporaneo a hotel di grande firma, showroom di moda, ristoranti, università come la Bocconi di Milano e grandi templi dell’arte tra cui la Tate Modern, coprendo un’area geografica che spazia dall’Europa all’Oriente per arrivare all’Atlantico.
Fino a oggi il brand ha focalizzato i suoi sforzi nel settore Ricerca & Sviluppo, in cui investe ogni anni circa il 7 per cento del proprio fatturato: «Abbiamo un team dedicato che sviluppa soluzioni innovative insieme ai designer e che studia i materiali». Il 2019 sarà per l’azienda l’anno della svolta: «Siamo pronti per investire alcuni milioni di euro per due progetti di espansione».
A livello di prodotto l’azienda ha appena presentato al Salone del Mobile di Milano un progetto di interni in partnership con architetti danesi: «Proporremo 34 soluzioni abitative o commerciali complete, aggiungendo alla nostra gamma di ceramiche vernici, pittura, elementi in legno e metallo e anche elementi di arredo».
A livello commerciale, invece, l’azienda inizierà ad aprire nel 2019 i suoi retail monomarca, con un conseguente potenziamento del personale: «Il primo sarà a Milano, poi New York, Parigi e Londra, le città perfette per il nostro business visto che lavoriamo molto con i grandi studi di architettura». E se quello domestico resta il primo mercato per Musina, con il 25% delle vendite, il 75% del fatturato viene dall’estero, prevalentemente dall’Europa.
*L’Economia, 30 aprile 2018