Decisione solo a settembre sulla disdetta anticipata del patto Mediobanca, auspicio che Generali resti autonoma e quotata in Italia, sullo Ieo gratitudine a Leonardo Del Vecchio per la sua generosità e sorpresa per la mancanza di riconoscenza con cui altri soci hanno accolto l’investimento dell’imprenditore. Aggregazioni con SocGen o altre banche? Il piano attuale è basato su una crescita organica, ogni nuova riflessione è rinviata alla fine del prossimo anno. Nel giorno della presentazione dei conti trimestrali superiori alle stime, l’ad UniCredit Jean Pierre Mustier interviene a tutto campo sui principali temi di attualità finanziaria. Compreso il rischio Italia, che non preoccupa troppo il banchiere convinto come è che i movimenti speculativi e la volatilità non tengano nel debito conto la forza dell’economia e la ritrovata dinamicità delle imprese.
Partiamo proprio dal rischio Italia. I timori degli investitori per le politiche del nuovo Governo stanno facendo risalire lo spread BTp-Bund, con conseguenze negative per i conti delle banche. Compreso UniCredit, che per l’effetto BTp ha eroso 30 punti base di Cet1. È preoccupato?
Non sono preoccupato perché crediamo che l’alta volatilità si ridurrà dopo che il Governo avrà presentato la legge di stabilità. Fino ad allora è probabile che il premio al rischio resterà su livelli elevati. Ma quello che più conta è che l’economia continua a mostrare segnali di crescita, dell’export e dei consumi. Dal nostro osservatorio, vediamo che le Pmi sono solide e fanno acquisizioni all’estero.
La battaglia dei dazi rischia di frenare il commercio. Crede che in questo clima di incertezza l’export italiano ne possa risentire?
Per ora l’Italia sta guadagnando quote di mercato. Eventuali impatti, legati a un futuro rallentamento dell’economia americana, arriveranno in Europa solo dal 2020.
Passiamo ai temi finanziari. A fine settembre il patto di sindacato di Mediobanca sul 28,47% del capitale potrà essere disdettato. UniCredit è primo socio con l’8,4%. Cosa farete?
Valuteremo quando sarà il momento. Auguriamo i migliori successi a Mediobanca che per noi era e resta un puro investimento finanziario.
Se voi usciste dal patto , non crede che vi sarebbero ripercussioni sugli equilibri azionari delle Generali, di cui Piazzetta Cuccia è primo socio con il 13% circa?
Ribadisco che è importante per l’Italia che una grande compagnia assicurativa come Generali resti forte, autonoma e quotata in Italia.
Ma lei sarebbe favorevole alle ipotesi di assegnare pro-quota ai soci Mediobanca il 13% delle Generali?
Sono rumors. No comment.
L’idea di un distacco accelerato di UniCredit da Mediobanca è aumentata negli ultimi mesi dopo le diverse posizioni emerse sullo sviluppo dello Ieo. In particolare sulla proposta di investimento di Leonardo Del Vecchio, da voi appoggiata entrando anche nella sua Fondazione. Ma non accolta altrettanto bene da Mediobanca e Intesa. Che ne pensa?
Credo che l’incredibile generosità di Del Vecchio, che si è detto disposto a mettere centinaia di milioni per lo Ieo, sia una notizia positiva per l’Italia, per i cittadini e per l’Istituto. Mi sarei aspettato che tutti gli dicessero grazie. Invece non ho sentito nessuno. Può essere questo il comportamento da tenere? Il futuro dello Ieo non deve fare parte di un power game. Mi aspetterei che tutti gli attori pensassero a contribuire allo sviluppo di questo centro di eccellenza unico. UniCredit ha ceduto la sua quota alla Fondazione Del Vecchio proprio perché riconosce la generosità di Del Vecchio. Siamo convinti che sia inappropriato e non etico per le banche azioniste gestire l’investimento secondo una logica orientata al profitto.
Resta il fatto che Mediobanca è una vostra partecipata e che sul caso Ieo non vi muovete in sincronia.
Il mio suggerimento ad alcuni dei principali azionisti dello Ieo è stato chiaro: dialogare con Del Vecchio per il progetto sul futuro dell’Istituto.
Ieri UniCredit ha annunciato una semestrale record. Mantenete dunque i target del piano al 2019?
Confermiamo i target del piano. Ed evidenzio con soddisfazione la forte ripresa della macchina commerciale, come dimostra l’incremento di 9 miliardi dei volumi dei prestiti e il risultato positivo delle vendite nette della raccolta gestita, che è aumentata di 3,2 miliardi nonostante un contesto di mercato sfidante. A livello di margine d’interesse siamo addirittura sopra ai target intermedi di piano. In parallelo abbiamo proseguito con il derisking, con l’Npe ratio lordo del “group core” in calo di 85 punti al 4,4%.
Siete a metà del piano transform 2019. State già lavorando al futuro?
Siamo a metà della nostra maratona e ancora dobbiamo pensare a correre e a non distrarci. Prima di fine 2019 presenteremo il nuovo piano.
Sul mercato circolano periodicamente ipotesi di una vostra aggregazione con SocGen o con Commerzbank. È arrivato il momento di fare un ulteriore salto dimensionale?
L’attuale piano è basato sulla crescita organica. Quando lo avremo completato, valuteremo come muoverci nel triennio successivo. Siamo una delle poche banche paneuropee, vogliamo essere sempre più forti.
Anche voi avete avuto a che fare con un fondo attivista come Caius, che ha contestato la validità a fini regolatori dei cashes. L’Eba vi ha dato ragione e voi avete denunciato l’hedge fund. Vicenda conclusa?
Ogni manager ha il dovere di confrontarsi con le istanze dei fondi attivisti. Ma questo caso era diverso: si contestava la nostra adeguatezza a una normativa. L’Eba ha confermato la validità dei cashes e noi abbiamo denunciato il fondo Caius. Nessuno può pensare di mettere in atto iniziative dolose o temerarie contro UniCredit.