Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria dice che l’Italia «rispetterà gli obiettivi concordati» e cerca di spezzare sul nascere il circuito polemico innescato dal Commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. «Con il commissario siamo in contatto continuo e i nostri numeri sono condivisi è chiaro che noi vogliamo andare avanti con la riforma fiscale, ma nel rispetto degli obiettivi, quelli indicati dal Documento di economia e finanza».
Il dibattito sui conti pubblici italiani si è spostato per qualche giorno a Washington, dove oggi si concluderanno gli «Spring Meetings» del Fondo monetario e le riunioni dei titolari delle Finanze e dei banchieri nei vari formati: G7, G20 e G24. In un’intervista a Class Cnbc e a Sky Tg24 Moscovici aveva riaperto il fronte: «La situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona. Servono riforme vere e credibili e misure per la crescita. Non è questione di essere duri, ma il debito deve calare». Tria risponde a stretto giro: «L’Italia non è un rischio globale». Le riforme si faranno e «il sistema delle banche italiane è fra i più sani d’Europa».
A Washington Tria ha trovato anche la severa attenzione del Fondo monetario non solo sulla sostenibilità del debito italiano. «Abbiamo forti riserve su parte delle riforme delle tasse che abbiamo visto in giro (la flat tax, ndr)», osserva Poul Thomsen, responsabile del Dipartimento europeo del Fmi. Ma Tria replica attingendo a una lunga tradizione difensiva del ministero di via XX Settembre: saranno rispettati gli obiettivi «strutturali», cioè i rapporti tra deficit e pil, nonché tra debito e pil che non tengono conto del calo delle entrate fiscali collegate al rallentamento dell’economia.
Il resto del mondo, però, si confronta soprattutto su due problemi, come racconta il Cancelliere dello Scacchiere britannico, Philip Hammond: «Brexit e le tensioni commerciali tra Usa e Cina». Il debito italiano? «Non se n’è parlato molto, bisognerebbe parlarne di più». Hammond, poi, dice di aver spiegato agli altri ministri che «il rinvio della Brexit non si tradurrà in un calo di concentrazione. Useremo questo tempo per convincere il Parlamento britannico ad approvare il piano di uscita già concordato con Bruxelles». Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha invitato tutti «a prepararsi anche all’eventualità di una Brexit disordinata». E il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha trasmesso le preoccupazioni delle principali banche Usa: alcune hanno già iniziato a spostare gli uffici da Londra a Bruxelles o Francoforte.
Resta alta la tensione sui rapporti commerciali. Da Bruxelles arriva la notizia che la Commissione ha pronta la lista dei prodotti americani da colpire per rispondere agli eventuali dazi Usa nel quadro della disputa Boeing-Airbus: dagli elicotteri e macchinari agricoli fino ai vini della California, snack, chewingum, tabacco, vaniglia, caffè e altro ancora.