L’Antitrust può portare l’Europa lontano. Soprattutto ora che il gigante cinese sembra volerle camminare a fianco in tema di concorrenza, di qualche diritto umano e di lotta al cambiamento climatico «vedremo con quanta sincerità». Più di una lezione “Da Microsoft a Google, l’Antitrust e i colossi del web”, stimolato dalle domande del giornalista Danilo Taino e dall’attualità stringente, vedi la Brexit inglese, il professor Mario Monti è uscito dai confini del tema, nell’ambito del Festival Città Impresa, per contestualizzare vicende portatrici di rischi enormi per la stabilità del sistema europeo. Dunque, dall’Europa non si scappa.
Soprattutto se le due uniche, vere strutture federali, la Banca centrale e la Commissione per la concorrenza continueranno a svolgere il proprio compito senza destabilizzazioni di tipo nazionale. Come ad esempio il mal di pancia franco-tedesco che, proprio in riferimento all’assalto delle imprese cinesi chiede che l’ultima parola in tema di concorrenza non sia quella del Commissario ma delle capitali europee. Va da sè che i francesi dovranno riporre ancora una volta la loro voglia di grandeur nei cassetti dell’Eliseo, non fosse altro che per cambiare il regolamento ci vuole l’unanimità di tutti i 27 Paesi membri, ma la questione, in questo caso portata avanti per dare vita a campioni nazionali che possano reggere la sfida delle grandi multinazionali mondiali, in definitiva pone ancora una volta come centrale il ruolo che il continente dovrebbe avere in questa ulteriore fase di evoluzione geopolitica e che talora rimette pericolosamente in discussione dal suo interno. E non solo, come si vede, da parte delle forze sovraniste. Non è una questione di protezionismo, al contrario il principio da perseguire è proprio quello, attraverso la libera concorrenza e dunque lotta dura contro cartelli, fusioni che danno poi origini a famiglie ibride («Lo dico qua a Vicenza, anche se non è Verona») abusi della propria posizione dominante e pure ad aiuti impropri di Stato, di non indebolire l’autorità politica del Vecchio Continente. Sulle rive dell’Atlantico si sono fermati in tanti, vedi recentemente anche Apple, e qualcuno come General Electric e Honeywell è stato fermato prima, a dimostrazione che l’Europa, quando vuole, c’è e fa pure sentire i suoi colpi.
*Il Giornale di Vicenza, 30 marzo 2019