Un’Europa da cui non si può prescindere, ma che necessita «di un tagliando». Il ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi lancia da Vicenza l’idea di una riforma dell’Europa per avvicinarla al mondo reale. Il palco è quello del Festival Città Impresa dove il titolare della Farnesina si è trovato a discutere su limiti e aspettative sovranazionali con Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, Agostino Bonomo di Confartigianato Veneto e Alessandro Conte di Cna Veneto. Dibattito moderato dalla giornalista Alessandra Sardoni.
Il primo a sintetizzare i timori di relatori e platea è stato però il sindaco Francesco Rucco: «Quelle di maggio saranno elezioni fortemente politiche, poco utili in un’Europa che si troverà ancor più frammentata e con poca forza decisionale. A scapito di tutti, cittadini e imprese che hanno bisogno di certezze e decisioni celeri per competere in un mercato aggressivo». «Le istituzioni che regolano l’Unione europea oggi, con l’aggiunta principale della Banca centrale europea, sono le stesse degli anni Cinquanta, più o meno con gli stessi poteri – ha osservato il ministro -. Occorre dunque ripensare l’architettura istituzionale europea, anche se non è facile con un dibattito politico che mostra forze riluttanti a potenziare le istituzioni europee».
C’è il dibattito sulle istituzioni e c’è la realtà. Fatta anche – e soprattutto – di rapporti commerciali. Inevitabile, a questo punto, pensare al caso (e caos) Brexit. «Il voto di due anni fa è stato istintivo e di consenso popolare, ma ora vediamo qual è la situazione. E questo perché uscire dall’Unione europea è lacerante, come vivere un divorzio». Il grande punto interrogativo è sulle relazioni commerciali, con il «mercato europeo che rappresenta una sicurezza per chi fa impresa e una sfida quotidiana di competizione tra sistemi-paese».
Ma come si rafforza questo sistema? «L’Ue rappresenta un cantiere in continuo rinnovo – ha aggiunto Moavero – e le priorità sono ricerca, infrastrutture, mercato unico dei capitali, digitalizzazione, ambiente ed energia». Priorità che pesano – soprattutto se mancano – nella quotidianità delle imprese, in prima linea nelle relazioni con gli altri Stati. In Veneto, secondo l’Ufficio studi di Confartigianato, il 60,25% delle esportazioni manifatturiere nel 2018 è stato diretto verso Paesi dell’Ue28 (+3,7% rispetto al 2017). «Non c’è più distinzione tra politica estera e commerciale – ha chiarito subito Vescovi -. Non stiamo sfruttando però le competenze del ministro Moavero e della sua struttura e manchiamo di un ministero dello sviluppo economico, in un momento in cui il piano di politica economica e industriale del Paese è necessario».
Bonomo, dopo aver ricordato il ruolo delle micro e piccole imprese nell’economica italiana e veneta, ha sottolineato come Confartigianato sia «da vent’anni impegnata in progetti di cooperazione internazionale», strada che offre opportunità economiche e di crescita per tutti gli Stati coinvolti nei progetti («C’è domanda di imparare dall’Italia come si fa piccola e micro impresa», ha confermato Moavero). Dito puntato poi contro l’Europa, accusata di «aver lasciato sola l’Italia in fatto di immigrazione con un aumento del senso di insicurezza».
Da Cna l’appello a considerare il ruolo delle pmi, chiedendo «maggiore attenzione e facilitazioni nell’accesso al credito». Temi supportati dal ministro, che ha parlato poi del ruolo che può giocare l’Italia – considerata spesso isolata – in Europa. «A volte – ha sottolineato – il trovarsi con idee contrastanti è difendere una specificità italiana che troppo spesso in passato si è trascurata per il desiderio di restare con i più forti. Ma le gare ciclistiche le vince chi si stacca dal gruppone e va in volata».
*Il Giornale di Vicenza, 31 marzo 2019