Contano i numeri. Ma anche i nomi: fra i 623 positivi al coronavirus della provincia ci sono anche il prefetto Elisabetta Margiacchi e il questore Maurizio Auriemma. Stanno bene, lavorano a pieno ritmo, ma in isolamento. Nella stessa situazione si trova, per altro, il prefetto di Brescia Attilio Visconti. Nomi e numeri. Il contagio cresce, negli ultimi giorni più che nel Lodigiano, e questo spiega perché si attenda da un momento all’altro la decisione del governo per istituire una nuova zona rossa per Nembro e Alzano, alle porte della Val Seriana.
Qui si sarebbe originato un focolaio veicolato dall’ospedale come a Codogno: un paziente infetto e poi deceduto, rimasto ricoverato ad Alzano otto giorni prima di essere sottoposto al tampone, risultato positivo. E in pochi giorni l’epidemia è esplosa nei due paesi che ora rischiano di essere blindati. A Verdellino si sono già stanziati 100 carabinieri del Reggimento di Milano e sono pronti altri 150 tra poliziotti e militari dell’esercito. Un segnale dell’imminente ordinanza. Come sembrano probabili ulteriori restrizioni sulla zona rossa del Lodigiano.
Secondo l’assessore al Welfare Giulio Gallera «o assumiamo un atteggiamento individuale molto responsabile, oppure non siamo in grado di valutare quando arriverà la discesa dei casi di contagio». Che ieri, stando al bollettino della Lombardia,erano 2.612, più 135 decessi. Poi, una stoccata a Roma: «Se quando ci siamo confrontati per la prima volta, tre giorni fa, con l’Istituto Superiore di Sanità, fosse arrivata una risposta, questo avrebbe evitato incertezza che nella peggiore delle ipotesi può avere, speriamo di no, portato qualcuno anche a spostarsi da quella zona».
Da martedì, quando è sembrato chiaro l’orientamento degli esperti, la bassa valle vive in un limbo. Cittadini, imprese, gli stessi amministratori sono appesi a un annuncio. Ma proprio nelle stesse ore in cui i sindaci Camillo Bertocchi (Alzano) e Claudio Cancelli (Nembro, tra i contagiati) sfogavano al telefono la loro frustrazione, a una ventina di chilometri arrivavano i primi rinforzi.
Le imprese
Il sindaco del centro più colpito: «Qui molte imprese, vanno creati corridoi per le merci»
Nessuno mette in discussione la necessità delle misure, perché i dati danno il polso dell’epidemia: 43 vittime, 74 malati a Nembro, 35 ad Alzano e 71 a Bergamo città. Ma preoccupano le ricadute economiche di quest’area del Nord tra le più produttive. Il calcolo lo ha fatto Confindustria: la zona rossa riguarderà 3.700 dipendenti di 376 aziende, per complessivi 680 milioni l’anno di fatturato. Fra le altre, le Cartiere Pigna, il gruppo Persico, famoso per gli scafi di Luna Rossa, la Polini Motori, leader nella produzione di parti speciali per scooter, da Piaggio a Yamaha. «Se zona rossa sarà — dice il sindaco Bertocchi — sarebbe opportuno creare un corridoio in sicurezza per le merci delle imprese». Una proposta partita dagli stessi imprenditori, che le associazioni territoriali di Confindustria Lombardia tenteranno di supportare attraverso una task force: per ospitare lavoratori in trasferta, si sta pensando di affittare alberghi e b&b in zona.
Sono ore convulse. «La macchina organizzativa non ha mai smesso di funzionare», spiega la prefetta Elisabetta Margiacchi. «Io grazie a Dio sto bene, mi è passata pure la febbre. Ho avuto solo qualche linea, ora sono completamente operativa, anche se con le dovute precauzioni visto che lavoro con altre persone». Idem il questore Maurizio Auriemma, positivo ma totalmente asintomatico. Dal suo alloggio ieri ha firmato pure l’ordinanza di chiusura di un bar.