Del Vecchio sale al 7,52% e diventa il secondo azionista di Mediobanca, scalzando Vincent Bolloré, nel frattempo sceso dal 7,9% al 6,73%. Delfin all’assemblea di bilancio di ieri era rappresentata dal suo ad Romolo Bardin, che però non ha fatto interventi, né ha rilasciato dichiarazioni. Unico segnale di presa di distanza è stata l’astensione sulla proposta di azione di responsabilità per il caso dell’Istituto europeo di oncologia, messa ai voti su richiesta di un piccolo azionista (Marco Bava). Rispetto al 65,2% del capitale presente, sul punto – che non era all’ordine del giorno – oltre a Delfin si è astenuto anche qualche fondo, per una percentuale complessiva del 12,3% dei presenti. A conferma che la frattura dei rapporti consumatasi sulla vicenda – che ha visto Del Vecchio e UniCredit, da una parte, e Mediobanca e gli altri soci dello Ieo dall’altra – non è ancora ricomposta.
Per il resto Delfin ha votato in sintonia con il resto dell’azionariato, viste le percentuali bulgare con le quali sono stati approvati tutti i punti all’ordine del giorno: 99,9% il bilancio, 97,7% la politica di remunerazione e 99,5% il piano di performance share. In assemblea i fondi erano presenti con una quota intorno al 30%, rispetto al 35% dell’anno scorso, segno che per l’ingresso nel capitale Del Vecchio è andato a pescare sul mercato. E al mercato, secondo indiscrezioni, avrebbe fatto ricorso anche Bolloré per limare la sua quota, che era stata svincolata dal patto un anno fa. La partecipazione di UniCredit è rimasta invariata all’8,8%, anche se le ultime indicazioni arrivate dalla banca guidata da Jean Pierre Mustier davano l’investimento potenzialmente smobilizzabile, dato che la proposta di ricostituire un patto “forte” e di eliminare il vincolo statutario a scegliere l’ad tra i dirigenti del gruppo con oltre tre anni di anzianità non era passata. «Siamo pronti a qualsiasi evenienza», ha osservato solo in assemblea l’ad Alberto Nagel, che non esclude in futuro «una progressiva normalizzazione dell’azionariato più vicino a quello di altre banche europee quotate». Complessivamente i grandi soci – col patto che detiene il 20,94% – hanno dunque in mano a oggi il 35,2% del capitale di Mediobanca. Degli investitori di mercato, BlackRock resta il primo azionista con una quota invariata del 4,98%.
Non è ancora chiaro a cosa miri il patron di Luxottica che ha criticato quella che a suo giudizio è l’eccessiva dipendenza dei risultati di Mediobanca da Generali e Compass, sollecitando invece acquisizioni per crescere nel core business dell’investment banking. La settimana scorsa, in conference call con gli analisti, Nagel aveva difeso il modello di business dell’istituto che punta a compensare con la diversificazione le fasi negative dell’attività di banca d’affari, di per sé un business ciclico. In quell’occasione Nagel aveva anticipato che si sarebbe confrontato con Del Vecchio, ma che l’impianto del nuovo piano – che sarà presentato in cda e alla comunità finanziaria il 12 novembre – non cambierà e resterà in linea di continuità con il passato.
Su Generali Nagel ha ripetuto anche ieri che la cessione di una quota di minoranza potrà avvenire solo a due condizioni: «che Mediobanca abbia bisogno di capitale e/o che abbia l’opportunità di reinvestire in un’attività almeno altrettanto remunerativa». Ma Generali ha un ritorno sul capitale allocato del 15%, le regole europee sono cambiate e Mediobanca non ha al momento carenze di capitale. Quindi, è tornato a ripetere l’ad, non c’è obbligo di vendere. Per eventuali acquisizioni l’interesse prioritario resta comunque nel settore della gestione di patrimoni, nel quale l’istituto è entrato solo cinque anni fa, mentre non si guarda a banche retail perchè «non ha senso». Ma, hanno ribadito in coro Nagel e il presidente Renato Pagliaro, «non c’è nessun programma di cessione di azioni Generali». «Secondo noi Generali è gestita bene, mi auguro che resti indipendente e con base in Italia», ha sottolineato l’ad.
Sulla politica di remunerazione degli azionisti (7% il rendimento l’ultimo anno tra dividendi e buy-back, senza considerare le performance borsistiche), l’ad ha ricordato che l’obiettivo è quello di distribuire un dividendo sostenibile e possibilmente in crescita, con operazioni di buy-back anche per pagare i dipendenti con azioni e non diluire i soci, cosa che di riflesso sostiene le quotazioni del titolo, che ieri ha chiuso stabile (-0,09% a 10,835 euro) ai livelli più elevati degli ultimi cinque anni.