Sta per aprirsi una nuova stagione di dialogo tra Borsa e Nordest? Per le notizie che arrivano da Treviso sembra proprio di sì. Sono ben 18, infatti, le Pmi della Marca che hanno intrapreso con Borsa Italiana il percorso verso la quotazione. Il tutto con la mediazione di Unindustria Treviso che ha preparato con cura quella che la presidente Maria Cristina Piovesana considera una vera svolta culturale. «È il capitalismo familiare che si apre ed è interessante che tra le 18 ci siano aziende guidate da imprenditori di prima generazione e altre di seconda. Significa che sono iniziati differenti percorsi paralleli: si accolgono soggetti esterni, si introducono manager in azienda e si concretizza la staffetta generazionale».
La Came della famiglia Menuzzo che si occupa di sistemi di sicurezza/accesso e ha vinto importanti gare anche all’estero. La Comas produce macchine per il packaging delle sigarette e fa capo a due famiglie, Zanini e Martin. La Inglass fa stampi per l’industria dell’automotive ed è guidata dall’imprenditore Bazzo. La Dba è una società di engineering che si è quotata all’Aim nel novembre scorso, fa capo alla famiglia De Bettin e dà lavoro a qualche centinaio di ingegneri. La Duvetica Industrie fa imbottiti e piumini.
E già scorrendo i primi nomi alcune annotazioni emergono. La meccanica è il settore che conduce le danze ma troviamo anche l’abbigliamento, l’alimentare, il cartario, l’arredo, i servizi. Per lo più le aziende che guardano alla quotazione hanno fatto evolvere il loro primo modello di business adottato, se una volta sfornavano prodotti oggi offrono al mercato anche soluzioni. Nel caso delle aziende di fornitura manifatturiera le quotabili sono riuscite a non legarsi a un solo cliente e sono rimaste autonome. Con le banche del territorio hanno certo rapporti stabili ma hanno capito che il mondo del credito è cambiato e per i progetti a medio termine i capitali vanno trovati in altro modo.
Commenta Barbara Lunghi, responsabile del primary market di Borsa Italiana: «C’è un’Italia che va bene e un risparmio che cerca collocazione.Per le Pmi servono investitori di prossimità che conoscano le aziende e quindi chi ha un progetto di crescita deve sfruttare questo momento. L’introduzione dei Pir è stata importante, oggi c’è una platea di investitori ben disposti e anche il credito d’imposta può rappresentare un incentivo».
Quanto a Treviso è uno dei territori che sta rispondendo meglio. «La quotazione di DBA è stato un ottimo spot, si è generato un effetto imitativo e la presenza di imprenditori di prima generazione meno legati alla tradizione familista ha favorito il processo».
E così l’elenco si è allungato. La Rch Italia che è partita dai registratori di cassa e fa capo alla famiglia De Prà, Somec Group della famiglia Marchettoche fa allestimenti per grandi navi o Volpato Industrie che propone componentistica in plastica per l’arredo ed è della famiglia Billotto. La Irinoxguidata da un’imprenditrice come Katia Da Ros, molto conosciuta nel Nordest, produce quadri elettrici e abbattitori. La Labomar, fondata da un farmacista, ora produce integratori alimentari. Il Gufo fa abbigliamento per bambini e ancora Asco Tlc, H Art, Speciali Spa, Ht e Telematics. «Siamo così fiduciosi che speriamo addirittura che queste siano solo delle avanguardie» conclude Piovesana.