Non capita ogni giorno di dialogare con chi ha avuto l’onore di riassumere un certo Steve Jobs. È accaduto ieri a Trieste Next nell’ambito dell’incontro fra l’ex rettore Maurizio Fermeglia e Marco Landi, già presidente e chief operating di Apple.
Landi, giovane toscano che alla fine degli anni ’60 parte da Chianciano per andare a studiare Ingegneria a Bologna, si laurea con una tesi sul digitale, all’epoca un argomento ancora per pochi eletti. Una laurea che gli valse l’assunzione alla Texas Instruments. Da lì iniziò una carriera in crescendo, che gli valse a metà anni ’80 la chiamata alla Apple di Steve Jobs, all’epoca in crisi profonda tanto che da lì a poco lo stesso Steve Jobs, fondatore dell’azienda, veniva allontanato. Un raffronto fra la tecnologia di un tempo, quella attuale e il mondo digitale che verrà, al cospetto di una platea costituita per la maggior parte da giovani del settore, tutti estremamente interessati.
Un racconto pieno di aneddoti. Come quello riguardante le modalità, del tutto casuali, del rientro di Jobs in Apple. Riuscendo a vendere alla società di Cupertino l’unico operation system rimastogli a disposizione. Lui era il secondo nella lista degli ipotetici venditori di sistemi informatici: il primo rifiutò 220 milioni, rimettendo così in gioco in tal modo lo stesso Jobs.
*Il Piccolo, 29 settembre 2019