Con 327 voti favorevoli, 228 contrari e un astenuto il governo gialloverde incassa la fiducia alla manovra finanziaria. Una giornata lunghissima, in cui si alternano proteste di piazza e bagarre in Aula, accompagna il penultimo step della Finanziaria. Per oggi è previsto il voto finale e per il 31 la trasmissione del testo al Quirinale per la conversione in legge.
Ieri al mattino i democratici sono scesi in piazza. Davanti a Montecitorio oltre un centinaio di militanti accolgono i parlamentari del Pd cantando «Bella ciao» e invocando a gran voce «l’unità». Maurizio Martina, candidato alla segreteria, accoglie l’appello: «Hanno ragione a chiederci l’unità». Graziano Delrio definisce Di Maio e Salvini «autisti ubriachi di un bus che ci porta a sbattere». Mentre Orfini si scaglia contro il presidente della Camera: «Fico? Ha sbagliato, ha scelto di essere il braccio armato della maggioranza». Questo fuori dal palazzo.
Dentro, attorno alle 17, iniziano le dichiarazioni di voto sulla fiducia e non mancano le proteste. Il clima si accende. «C’avete preso in giro con una manovra finta», si sgola Alessandro Fusacchia di +Europa. Dello stesso tenore l’arringa di Federico Fornaro (Leu): «Avremmo voluto vedere una manovra del cambiamento e invece ci troviamo davanti una manovra del Gattopardo». La seduta procede a singhiozzo, con rumorose proteste delle opposizioni contro il presidente Fico. Guido Crosetto, Fratelli d’Italia, avverte: «Il Paese esce fortemente indebolito dopo l’approvazione di questa manovra. Mi auguro che dal primo gennaio questa maggioranza faccia quello che non ha fatto in questi sei mesi». Giorgio Mulé, Forza Italia, si rivolge al premier Conte: «La maggioranza considera la Costituzione un orpello. Svegliatevi dal torpore, rappresentiamo milioni di italiani e rivendichiamo il diritto di rappresentarli». A questo punto i deputati di Forza Italia indossano gilet azzurri con diverse scritte tra cui «Basta tasse». Fico sospende la seduta. Cinque minuti di orologio e si riparte. Tra un urlo e un’altra protesta si giunge al voto di fiducia.
Intanto il governo è al lavoro su reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero con l’introduzione di «Quota 100», le due bandiere del contratto gialloverde. L’esecutivo starebbe pensando a un decreto unico che includa le due misure. Una soluzione che avrebbe come scopo quello di diminuire le tensioni tra M5S e Lega. Sul reddito di cittadinanza, in particolare, si fa sempre più concreta l’ipotesi di dirottare alle imprese che assumono almeno tre mensilità.