Sono pochi decimi di punto, ma è intorno al disavanzo al 2,1 o al 2,2 o addirittura al 2,4 per cento che si gioca in queste ultime ventiquattr’ore l’accordo di governo sulla Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che domani pomeriggio arriva al Consiglio dei Ministri, per poi essere inviata a Bruxelles. L’ipotesi più probabile che filtra dalle stanze del ministero dell’Economia è che non si possa andare oltre il 2,1 per cento: la Commissione Europea non sembra orientata a concedere di più. Ma ogni decimale in più significa 1,8 miliardi, importanti per provvedere tutte le coperture necessarie alla legge di Bilancio. Alle clausole Iva da sterilizzare per 23,1 miliardi si aggiungono i 5 miliardi per il taglio del cuneo fiscale, che potrebbero anche ridursi in questa prima fase. C’è poi il capitolo ambiente: il segretario del Pd Nicola Zingaretti chiede «segnali forti» nella prossima legge di Bilancio. «Vogliamo stanziare 50 miliardi di euro per i prossimi 15 anni per investimenti nell’economia verde, la riqualificazione energetica e sismica degli edifici, la mobilità sostenibile e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili », afferma. Dalle misure in materia ambientale possono arrivare anche contributi alle entrate: dal decreto sul clima, ancora in fase di elaborazione, sono state già stralciate le norme sulla graduale abolizione dei sussidi ambientali dannosi.
Ci sono i fondi per la Sanità chiesti dal ministro Roberto Speranza: ieri hanno rilanciato anche le Regioni. «Abbiamo un pacchetto di proposte condiviso per evitare di penalizzare i territori e aumentare il volume degli investimenti. – spiega il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza Regioni, che ieri a Bologna ha accolto il premier Giuseppe Conti Sulla sanità, in particolare, bisogna partire dai due miliardi di euro aggiuntivi già previsti e programmati. Sarebbe anzi utile fare un ulteriore passo avanti per l’abolizione del superticket sanitario».
C’è il capitolo Pubblica Amministrazione: il ministro Fabiana Dadone sta cercando di ottenere i fondi per i concorsi e il rinnovo dei contratti. Per garantire aumenti non inferiori agli 85 euro della volta precedente manca un miliardo. I concorsi verranno sbloccati, ma per accelerare il turnover è probabile che ci sia un ripensamento sul netto no dell’ex ministro Giulia Bongiorno alla proroga delle graduatorie degli idonei 2010-2014, in scadenza domani.
A fronte dei molteplici interventi di spesa, l’ipotesi di una sterilizzazione “selettiva” delle clausole Iva, che permetterebbe di spendere una cifra inferiore ai 23 miliardi: le associazioni imprenditoriali, da Confcommercio a Confesercenti, continuano una strenua campagna per scongiurare qualsiasi tipo di intervento al rialzo o anche di «scambio compensativo tra più imposte indirette e meno imposte dirette». Il governo è però più orientato verso le ipotesi di aliquote differenziate a seconda degli strumenti di pagamento usati. Tenendo ferma l’aliquota al 22%, ci sarebbe una penalizzazione di un punto su quella del 10% per i pagamenti cash, e uno sconto di due o tre punti per chi paga con le carte. Nel complesso l’Iva si ridurrebbe, garantendo però un incasso maggiore grazie all’emersione di una certa quota di transazioni. Per incentivare i pagamenti elettronici, però, chiede Matteo Renzi, vanno dimezzate le commissioni. Giorgia Meloni rilancia: vanno azzerate. «I costi complessivi dei pagamenti con carte di credito in Italia sono inferiori a quelli dei principali Paesi Ue», replica il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.