L’ok definitivo alla legge di bilancio per il 2020 è arrivato in serata; prima il governo aveva incassato la fiducia con 334 sì nell’Aula della Camera. Dopo una prima lettura a Montecitorio lentissima, costellata da tensioni nella maggioranza, al Senato il governo ha deciso di «blindare» l’articolato (con un voto di fiducia) per scongiurare il rischio di esercizio provvisorio. Così, il via libera da parte della Camera è stato imposto ancora una volta impedendo ai deputati di poter modificare il pacchetto economico per il 2020. Una mossa «necessaria» per esecutivo e maggioranza che ha fatto infuriare le opposizioni. Dai banchi del centrodestra si sono levate parole di critica nei confronti del governo, e sono state attuate forme (simboliche) di ostruzionismo. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha chiesto retoricamente «dove è la democrazia parlamentare, se il Parlamento non può discutere la legge di Bilancio che è la prima prerogativa dei parlamenti». Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia, ha attaccato la maggioranza per aver «impedito alla Camera di poter emendare, modificare, rivedere una manovra completamente sbagliata. È un atto contro la democrazia».
La Lega, con Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio, ha definito la legge «chiaramente incostituzionale», auspicando che «sia l’ultima fatta in questa maniera indegna». Tra le misure più significative della manovra 2020 da 32 miliardi di euro c’è il blocco dell’aumento dell’Iva, costato 23 miliardi. Il mancato disinnesco dell’aumento sarebbe pesato per circa 541 euro all’anno sui budget familiari. Per il cuneo fiscale sono stati stanziati 3 miliardi per il 2020 e 5 per il 2021: entra in vigore a luglio 2020 e si tradurrà in circa 50 euro in più nelle buste paga dei lavoratori al di sotto di una certa soglia di reddito. Fra gli strumenti per incentivare l’uso dei pagamenti elettronici la manovra introduce il rimborso di una parte degli acquisti fatti con carte di credito e bancomat. Ridotte all’osso sono plastic e sugar tax. Oltre che da un maggior ricorso al deficit e dalla spending review, la manovra è finanziata dalla stangata sui giochi: nei prossimi mesi salirà al 20% il prelievo sulle vincite oltre i 500 euro, comprese quelle dalle lotterie istantanee come i Gratta e Vinci, e sulle vincite sopra i 200 euro per le slot.