«Bankitalia faccia autocritica, il suo silenzio è imbarazzante». Luigi Di Maio è appena uscito dal Consiglio dei ministri fiume che ha licenziato il decreto milleproroghe, salvo intese, e quello sulle intercettazioni. E al Sole 24 Ore il leader M5S consegna il suo “j’accuse” nei confronti di Via Nazionale, dopo il commissariamento della Popolare di Bari e mentre sotto la lente della magistratura finiscono anche i rapporti dell’istituto con la vigilanza della Banca d’Italia.
I fascicoli d’inchiesta in Procura si moltiplicano…
È giusto che i magistrati indaghino. Una banca non è che fallisce dal nulla. E soprattutto è opportuno approfondire anche come, quando e in che forma Bankitalia ha vigilato, perché qui è necessario che ognuno si assuma le sue responsabilità. Posso dirle una cosa?
Che cosa?
Che trovo imbarazzante il silenzio che ha regnato fino a oggi. Nemmeno una parola non dico, necessariamente, di scuse, ma almeno mi sarei aspettato un po’ di autocritica da parte di chi aveva il compito di vigilare, ovvero Bankitalia. E invece nulla. Non gli fa onore.
Lei ha di nuovo auspicato una riforma della governance dell’Istituto di Via Nazionale. Che cosa intende? Forse una separazione della Vigilanza dalle altre funzioni? Immagina un ruolo del Mef nel controllo sulle banche?
Che qualcosa non funzioni nella vigilanza bancaria credo ormai sia sotto gli occhi di tutti. Il commissariamento arriva sempre nel momento in cui la situazione è irrecuperabile e costringe la politica a intervenire per evitare migliaia di posti di lavoro persi, risparmiatori azzerati e crisi economiche territoriali. Serve una riforma che dia al Parlamento più voce in capitolo, con le giuste precauzioni, nella scelta dei vertici, e la vigilanza va riformata per essere maggiormente incisiva negli interventi preventivi. Bisogna fare in modo che casi come quello della Popolare di Bari non si verifichino più in questi termini. È evidente che il sistema va e deve essere tutelato, che il primo passo è sempre tutelare i risparmiatori, ma questo non significa che chi ha sbagliato non debba pagare i suoi errori.
Il Consiglio superiore di Bankitalia ha appena nominato Daniele Franco nuovo direttore generale al posto di Fabio Panetta e indicato Piero Cipollone come vice Dg. Adesso la parola passa al Governo. Vede difficoltà per il via libera? La scorsa primavera il rinnovo di Signorini come vice restò congelato per mesi e soltanto la rinuncia di Rossi al secondo mandato da Dg, che spianò la strada a Panetta, sbloccò l’impasse.
Le posso dire che il Governo valuterà collegialmente ogni aspetto.
Avete riserve sull’operato di Franco da Ragioniere generale dello Stato? Ebbe più di un braccio di ferro con esponenti di punta del M5S all’Economia…
Non sono qui per dare giudizi né per aprire polemiche che non fanno bene a nessuno, mi interessa lavorare al meglio per il Paese e mi auguro nutrano tutti lo stesso interesse.
I 900 milioni destinati dal Governo alla Popolare di Bari serviranno tutti per il salvataggio o secondo lei ci saranno davvero i margini per destinare parte della somma alla “banca del Sud” per sostenere gli investimenti nel Mezzogiorno?
I margini ci devono essere, in ogni caso una cifra importante sarà destinata alla nuova banca pubblica per gli investimenti, sarà un altro punto del nostro programma, anche il ministro Gualtieri ha dichiarato come prioritaria la strada della Bpi: uno strumento riconosciuto istituzionalmente in grado di contribuire in modo diretto al rilancio dell’economia nazionale, soprattutto al Sud e che rappresenta un’opportunità di carattere strategico.
In ogni caso altri risparmiatori traditi si aggiungono a quelli delle precedenti crisi. Che bilancio si sente di fare sul fronte dei rimborsi? Come procedono?
Le domande iniziano a crescere e siamo dentro i tempi stabiliti, ancora non è scaduto il termine per la presentazione delle istanze e rimaniamo convinti che la cifra messa a disposizione una volta raccolte le domande possa garantire anche oltre il 30% agli azionisti. Anche gli obbligazioni a cui abbiamo garantito il 95% del danno subito stanno richiedendo l’integrazione del loro indennizzo e in alcuni casi si è ottenuto il rimborso.
Dopo il passo indietro di Elio Lannutti per la presidenza della commissione banche, chi sarà il candidato M5S? Si ricomincerà da capo con le selezioni?
Mi faccia dire che su Elio è partito un attacco senza precedenti, in cui è stato strumentalizzato anche il ruolo del figlio, che in banca fa l’impiegato. Ma a noi interessa fare le cose, né Elio né nessun altro nel M5S vuole dare alibi a qualcuno per frenare nuovamente l’istituzione della commissione di inchiesta. Il nome del presidente sarà comunque indicato dal M5S e frutto di un accordo di maggioranza. Ora quel che conta è che la commissione parta e mi auguro non subisca ulteriori frenate come già accaduto in passato.
A gennaio, quando si riunirà di nuovo l’Eurogruppo, si riaprirà la partita del Mes e l’Italia potrebbe ritrovarsi nella situazione sventata in extremis qualche settimana fa: la necessità di ratificare definitivamente a riforma. A quali condizioni il M5S dirà “sì”? Visto il ritardo sugli altri due dossier – l’unione bancaria e lo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza – in base a quali elementi riterrete rispettata la «logica di pacchetto»?
L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Ue, terzo contributore al fondo. Credo che abbiamo tutto il diritto di dire cosa può essere migliorato. Non si tratta di aprire choc o altro, ma saremo liberi di proporre le nostre richieste di modifica? La logica di pacchetto è fondamentale, per quanto ci riguarda un giudizio va dato complessivamente e in questo senso sono sicuro che il presidente Conte, come ha detto, saprà ottenere il meglio per il Paese sulla scia di quanto richiesto dal Parlamento. Parliamoci chiaro: noi siamo qui per tutelare gli interessi dell’Italia e il futuro del nostro Paese. E questo stiamo facendo.
Finora “rinviare” è sembrata la ricetta del Governo per andare avanti. Ma a gennaio tanti nodi verranno al pettine. Che cosa si aspetta dall’annunciata verifica? Quali saranno le riforme per cui i Cinque Stelle chiederanno la priorità nel 2020?
Ma non è vero, in legge di bilancio oltre a bloccare l’aumento dell’Iva abbiamo inserito altre misure fondamentali come l’abolizione del superticket, gli asili nido gratis, il taglio del cuneo per i lavoratori. In pochi mesi, senza conoscerci, siamo riusciti a portare a casa cose impensabili. Penso anche al decreto clima. Ritengo ora sia fondamentale dare stabilità. Il nuovo cronoprogramma sarà un modo per mettere in chiaro ciò che vogliamo realizzare. Dalla sanità al salario minimo orario, troveremo un punto di equilibrio, così come su una legge sul conflitto di interessi, che la politica ha promesso per 30 anni e che il M5S vuole realizzare.
Nel milleproroghe c’è il taglio drastico degli indennizzi ai concessionari in caso di revoca, norma che Italia Viva non ha votato e che suona come precondizione per una decisione su Autostrade. Che tempi vi aspettate adesso?
Sulla revoca della concessione vedo un Governo finalmente compatto. Nel 2020 si procederà spediti, dovrà essere l’anno della giustizia per le vittime del Ponte Morandi.
Non sono stati mesi facili per la sua leadership e in generale per il Movimento. Teme che altri parlamentari possano lasciare? Non crede che al Senato, in particolare, la maggioranza avrà bisogno di rinforzi?
La maggioranza è solida, il M5S è una forza politica articolata, con varie anime che a loro volta ne animano la complessità, ma siamo l’ago della bilancia in questo Governo e anche in Europa.
Il segretario dem Nicola Zingaretti vede in Giuseppe Conte un punto di riferimento per le forze progressiste. E lei?
Sono felice che anche Zingaretti si sia convinto su Conte. Per noi è un punto di riferimento per il Paese, il tema progressisti o meno, destra e sinistra non ci interessa. Pensiamo a fare le cose per il Paese.