Salvate la cancelliera Merkel. Dal castello di Mesenberg, nel cuore della marca brandeburghese, è iniziata ieri una missione complessa e a suo modo drammatica. Programmate per definire la road-map comune sulla riforma dell’eurozona e il rilancio del progetto di integrazione, le consultazioni franco-tedesche sono diventate il primo atto di un’offensiva diplomatica, il cui obiettivo immediato è, né più né meno, assicurare la sopravvivenza politica di Angela Merkel.
Si è parlato di tutto naturalmente, nel vertice tra la cancelliera ed Emmanuel Macron e nelle oltre sette ore di lavoro fra i rispettivi ministri. E i risultati non sono mancati: a cominciare dal primo sì di Berlino al bilancio comune dell’eurozona proposto dal presidente francese e all’intesa sulla trasformazione del meccanismo europeo di stabilità (Esm) in un vero e proprio Fondo monetario europeo, capace di intervenire in situazioni di crisi del debito sovrano (come è stata quella della Grecia).
Ma erano le migrazioni l’elefante nella stanza, dopo l’ultimatum imposto a Merkel dai suoi alleati bavaresi: la cancelliera ha tempo fino a fine giugno per negoziare e chiudere accordi bilaterali con i partner europei sui respingimenti dei rifugiati registrati in altri Paesi dell’Unione, quando si presentano alle frontiere tedesche. Altrimenti, la Germania rischia una crisi politica al buio e allora addio anche agli ambiziosi piani di Macron.
Per questo il presidente francese ha chiesto più volte ieri «una risposta europea» alla crisi migratoria, spiegando che l’Europa deve darsi maggiori capacità di sorvegliare le sue frontiere esterne e insistendo sui «meccanismi di solidarietà» necessari sia all’interno che ai confini di fronte alle ondate migratorie. Più specificamente, Macron ha offerto sostegno incondizionato alla cancelliera, dicendosi d’accordo che «i migranti registrati in un Paese debbano essere rimandati indietro al più presto» e annunciando che insieme a Merkel porterà «avanti questo tema con tutti gli altri partner». Il capo dell’Eliseo ha lanciato anche un monito all’Italia, uno degli Stati con cui Merkel ha fretta di concludere un accordo: «Come ho detto al premier Conte, lavoreremo insieme e coopereremo per la gestione dei migranti, ma non possiamo rispondere in modo efficiente se non ci coordineremo».
Sarebbe però sbagliato sottovalutare l’importanza del vertice di Mesenberg per il futuro dell’eurozona. Per la prima volta, Merkel si è espressa infatti senza ambiguità in favore di un bilancio comune per l’area della moneta unica, con entrate e spese annuali. «Stiamo aprendo un nuovo capitolo», ha detto la cancelliera. Macron è andato oltre, spiegando che se approvato dagli altri 17 Paesi dell’euro, potrebbe essere varato già nel 2021. Il bilancio avrebbe lo scopo di accompagnare i Paesi in difficoltà, promuovendo gli investimenti per favorire la convergenza delle economie e potrebbe essere alimentato, secondo la cancelliera, o con trasferimenti nazionali o con fondi provenienti dal bilancio generale dell’Unione. Rimangono ancora vaghi importanti dettagli, a cominciare dalla dotazione del nuovo strumento finanziario, sui quali lo stesso Macron riconosce che «resta molto lavoro da fare».
Anche su difesa e sicurezza, Merkel sembra abbandonare le sue reticenzesulla proposta francese di una «forza di intervento europea», aperta a chi vuole aderirvi, che fin qui Berlino considerava come un raddoppio non utile dopo il lancio della Pesco, la Cooperazione permanente strutturata cui aderiscono 25 Paesi della Ue. Così, un paradosso marca il vertice franco-tedesco di Mesenberg. Certificando finalmente l’appoggio di Berlino alle proposte di riforma per l’Europa, lanciate poco meno di un anno fa da Macron, è stato un successo. Ma la fragilità politica di Angela Merkel rischia di trasformarlo in cenere.