Shahin Vallée non vede perché no: se chiarisce le proprie posizioni, il Movimento 5 Stelle potrebbe trovare un posto nell’alleanza politica europea che Emmanuel Macron sta studiando in vista delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo nel 2019. Vallée è un ex consigliere di Macron, che in questa fase segue da vicino l’iniziativa europea del presidente in preparazione del voto fra poco più di un anno. E vede solo un grande ostacolo sulla strada dell’integrazione dei pentastellati in un’alleanza delle forze politiche nuove d’Europa: sembra difficile poter essere alleati di Macron a Bruxelles e di una Lega a trazione lepenista in Italia.
È vero che da Parigi si sta cercando di creare un movimento europeo sul modello di ciò che è stata La Republique en Marche in Francia nel 2016?
«Non c’è ancora una strategia chiara. C’è però una direzione che mi pare molto semplice e anche molto ambiziosa: creare un nuovo gruppo nel Parlamento europeo per sfidare il duopolio del partito popolare e del partito socialista e democratico europeo, che è all’origine di molta dell’inerzia dell’ultimo decennio».
Ma esattamente cosa vuole fare Macron?
«Vuole costruire un’ampia alleanza pro-europea aperta a tutti, in modo da sfidare sia l’ondata dei partiti nazionalisti che l’inerzia di quelli tradizionali. Non sarà facile, perché deve trovare il modo di unire forze europeiste che a livello nazionale possono essere avversarie».
Il Movimento 5 Stelle può far parte di questa iniziativa, secondo lei?
«Dipende in gran parte da come M5S vede l’Europa, un aspetto che non è chiaro. E bisogna vedere se i pentastellati saranno in grado di convergere con En Marche e altre forze in Europa sulla base di una piattaforma coerente. Fondamentalmente, ci sono due tipi di forze politiche insurrezioniste in Europa oggi: quelle che di base sono nazionaliste e anti-europee e quelle che sono critiche sull’Europa ma vogliono riformarla. Per esempio, Syriza in Grecia o Diem (il movimento fondato da Yanis Varoufakis, ndr) stanno sfidando l’Europa che c’è ma vogliono trasformarla, non distruggerla. Queste sono componenti che con Macron e En Marche possono trovare un compromesso per unire le forze».
M5S può essere parte di questa coalizione in Europa, se in Italia governa con una Lega a trazione lepenista?
«Difficile da immaginare. Oggi ci sono due tipi di insurrezionisti, termine che preferisco alla parola “populisti”: quelli che sono aperti e vogliono che l’Europa cambi e quelli che sono chiusi e xenofobi, e vogliono che l’Europa finisca. La Lega di Matteo Salvini è chiaramente nel secondo gruppo e non cambierà. Invece M5S deve ancora chiarire dove stia esattamente, ma spero proprio che siano una forza a favore della trasformazione dell’Europa».
Come crede che si risolverà questa ambivalenza?
«In Italia, c’è una responsabilità anche degli altri partiti perché cerchino di spingere M5S a essere una formazione di governo ragionevole, invece di mettersi insieme alla Lega per portare l’Italia in un vicolo cieco. Chiamerei questo processo la “syrizazione” di M5S. Non so se accadrà, ma mi pare necessario e in realtà mi pare anche una grande opportunità per l’Europa».
Fin qui la linea di faglia in realtà era stata tra partiti tradizionali e partiti definiti “populisti”. Non è più così?
«È più complicato di così. È chiaro che in molti Paesi la vecchia distinzione fra destra e sinistra sta venendo meno. Questo è ancora più vero a livello europeo, dove una grande coalizione fra popolari e socialisti ha retto il Parlamento di Strasburgo per decenni. I vecchi partiti sono tentati di dire che la scelta è fra loro e l’anarchia populista anti-europea. Non mi pare accettabile. Macron vuole offrire una terza alternativa, che sfidi sia i populisti anti-europei che i partiti del vecchio establishment che sono responsabili dell’agonia dell’Europa».
Il presidente francese già chiaro con chi può costruire questa terza alternativa?
«In certi Paesi la ricomposizione del quadro politico è piuttosto avanzata ed è chiaro che tipo di alleanza si possa costruire: Grecia, Spagna e ora anche la Francia. In altri, come l’Italia, il processo di ricomposizione politica è ancora in corso, dunque è difficile per ora capire quali alleanza siano possibili».