Oggi è il giorno in cui si apriranno ufficialmente le danze per i nuovi equilibri nel Movimento. La scelta dei facilitatori regionali e dei candidati governatori per Liguria, Toscana e Puglia apre di fatto la stagione degli scontri in seno al Movimento tra l’ala di chi vorrebbe un disegno in seno all’area riformista e chi preferisce — come Luigi Di Maio — puntare sulla «terza via», ossia essere un soggetto alternativo a destra e sinistra, un ago della bilancia da cui gli altri partiti non potranno prescindere.
Ma il Movimento che sarà è tutto in via di definizione. E non solo per i ruoli o la struttura. Con il capo politico pronto a fare un passo indietro da tesoriere e a lanciare una gestione collegiale. C’è chi tra i big vede negli Stati generali la possibilità di discutere di tutto, perfino di un totem come Beppe Grillo: «Dovremmo parlare della linea, del capo politico e del garante». Altre proposte stanno per essere messe in campo. Alessandro Di Battista — rispondendo ai commenti su Instagram a una foto che lo ritrae sulla metropolitana di Teheran — assicura: «Torno presto. Giuro». E aumentano le voci sul fatto che presenterà anche lui una proposta politica in vista della manifestazione di marzo. L’ex deputato nei giorni scorsi era intervenuto nel dibattito ricordando come lui abbia sempre mantenuto una sua indipendenza di pensiero criticando — a seconda delle motivazioni e del momento — gli alleati di governo: prima la Lega, poi il Pd.
La strada, però, in vista degli Stati generali è ancora lunga. Specie a livello parlamentare. Tra martedì e mercoledì si dovrebbe abbattere la scure dei probiviri sui morosi della restituzione. Alla fine, sembra che nel Movimento abbia prevalso una linea simile a quella che venne adottata per l’ex capogruppo Riccardo Nuti. Le espulsioni dirette dovrebbero essere pochissime, ma una quindicina di parlamentari riceveranno invece una maxi-sospensione dal Movimento, misura che in passato è stata il viatico per il passaggio al gruppo misto. E i numeri al Senato per la maggioranza potrebbero diventare ancora più ballerini. Contestualmente i Cinque Stelle stanno studiando se far partire le cause per richiedere ai fuoriusciti la penale da centomila euro «prevista» per i cambi di casacca. Una mossa che potrebbe frenare — almeno al momento — altri addii.
Nel Movimento, intanto, comincia a far discutere anche il nuovo criterio (opzionale) individuato dal comitato di garanzia per le restituzioni dei parlamentari. Gli eletti del Movimento potranno «donare» mensilmente una cifra forfettaria di tremila euro. Le indiscrezioni, però, hanno già creato un dibattito tra deputati e senatori, con i primi che evidenziano come gli inquilini di Palazzo Madama guadagnino più di loro e come quindi, in proporzione, non ci sia equità. Un dibattito tutto interno che rischia però di compromettere ulteriormente i già labili equilibri. «Ogni giorno ci troviamo davanti a una questione diversa: ormai volano gli stracci anche per cose irrisorie: come possiamo pensare di proseguire in questo modo per tre anni? », si domanda un pentastellato.