I libri distopici, da “1984” di George Orwell a “Il Mondo Nuovo” di Aldous Huxley, sanno prevedere come si dispiegherà il futuro. I libri di filosofia sanno vedere dentro al futuro perché lo decriptano. Nei 34 dialoghi di Platone si può trovare la visione del mondo dei successivi millenni. In “l’uomo è antiquato”, scritto nel 1956, da Gunter Anders, si trovano le ragioni della nuova melanconia. Quella sensazione molto diffusa nella nostra epoca di essere inadatti, confusi, impreparati a vivere il tempo presente per Anders è frutto del “dislivello prometeico”: l’asincronizzazione crescente tra l’uomo e il mondo dei suoi prodotti, è la radice della nostra condizione di insoddisfazione.
La rapidità della trasformazione dei congegni esige da noi qualcosa di eccessivo che ci caccia in uno stato patologico collettivo proprio perché l’uomo è un tipo morfologico di una adattabilità limitata. Il libro, scritto tenendo conto del “solo” avvento della televisione e della radio, ha una straordinaria capacità di lettura di quello che stiamo vivendo. Ancor più nel tempo di questo virus. In primis, la riproducibilità degli eventi, gia’ possibile con i programmi televisivi dell’epoca, sono all’origine del sistema pervasivo delle fake news, del sensazionalismo, dell’iconomania, dei selfie. L’apparato mediatico – ancor più potente con i social di oggi – per Anders, hanno la capacità di plasmarci tanto da farci diventare degli “eremiti di massa” (ora diventati anche fisicamente) dove loro sono la realtà che noi supinamente subiamo.
Un testo che apre a nuove chiavi interpretative visto che l’autore evidenzia la necessità di tornare ad avere paura, in particolare paura del futuro. Anders ha avuto come moglie la ben più famosa Hannah Arendt, autrice della “Banalità del male” (scritto nel 1963). Quest’ultima non può che avere tratto dalle discussioni con il marito gran parte del suo lavoro. Le tracce sono evidenti. Anders nel 1980 ha pubblicato il seguito de “L’uomo è antiquato”. Si può arrivare a dire: tutto è già scritto, da Amazon agli umanoidi.