Un passaporto sanitario per consentire ai turisti di muoversi liberamente tra i Paesi Ue già dalla prossima estate. L’idea è finita ieri sul tavolo dei 27 ministri europei del turismo, come ha confermato il croato Gari Cappelli, presidente di turno in questo semestre. L’obiettivo è trovare un’intesa per approvare un protocollo comune entro la fine di maggio, in modo da poter riaprire gradualmente le frontiere interne e consentire i viaggi transfrontalieri. E se non si dovesse trovare un’intesa a 27? «Procederemo attraverso accordi bilaterali» ammette Cappelli.Uno scenario che preoccupa l’Italia,che rischia di rimanere tagliata fuori. Vittima della concorrenza degli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’allarme è già scattato in Friuli Venezia Giulia, dove il presidente Massimiliano Fedriga ha denunciato il piano a cui lavorano Germania, Austria, Slovenia e Croazia per costituire un “corridoio salva-ferie”. Anche Tomas Petricek, ministro degli Esteri ceco, ha parlato di una possibile intesa con Slovacchia e Austria per riaprire i flussi turistici tra i tre Paesi con reciprocità.Sarà la Commissione a predisporre questo protocollo e una prima riunione con i governi è prevista per il 6 maggio, ma gli ostacoli sono molti. Sono circolate diverse idee per consentire la nascita di questo “passaporto Covid-19” da rilasciare ai passeggeri prima di imbarcarsi sugli aerei o prima di attraversare le frontiere: dal tampone, al test del sangue fino alla meno efficace misurazione della temperatura corporea. Ma non è facile adottare un metodo comune a livello Ue per certificare lo stato di salute del cittadino.L’Italia continua a sperare in una soluzione europea, che consenta di avere regole uguali per tutti sui controlli alla frontiera. Per questo il ministro Dario Franceschini ha lavorato con i colleghi degli altri Paesi mediterranei per fare fronte comune. Ne è nato un documento firmato da Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Malta e Cipro che ha incassato anche il sostegno della Bulgaria. Spingono per misure economiche adeguate, ma la parte finale del documento è legata alla necessità di garantire la possibilità di spostarsi «prima tra i Paesi Ue e poi con il resto del mondo».Gli otto ministri chiedono misure omogenee a livello europeo per la riapertura delle frontiere. Ma anche il fronte del Sud rischia di dividersi perché non tutti i Paesi sono stati colpiti dal Coronavirus allo stesso modo e quindi alcuni sono pronti a difendere i propri interessi in ordine sparso. Ieri, per esempio, durante la riunione la ministra maltese ha insistito molto sulla necessità di istituire corridoi salva-ferie: «Dovrebbero essere creati – ha detto il ministro Julia Farrugia Portelli – tra quei territori e quelle regioni che, come Malta, hanno ricevuto elogi per la gestione dell’emergenza».