La premessa è d’obbligo. «Se» il London Stock Exchange decidesse di vendere Borsa italiana, «ovviamente Euronext sarebbe interessata» a rilevarla per accelerare il progetto di creazione di un mercato unico dei capitali su base europea. «Ma a quanto abbiamo capito l’Lseg ha chiarito che per il momento non ha intenzione di vendere e al momento, dunque, la domanda è solo teorica. Se cambiamo idea, però, ovviamente saremmo interessati: Euronext sarebbe la “casa naturale” per Borsa italiana». Il ceo di Euronext, Stéphane Boujinah, risponde così alla domanda de «Il Sole-24Ore» in una conference call coi media internazionali per illustrare i risultati del 2019, confermando di fatto le voci che vogliono il listino paneuropeo (riunisce le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo) spettatore attento.
Non solo di quello che succede in Piazza Affari, perchè Boujinah non ha ancora escluso che Euronext possa farsi avanti anche per la Borsa di Madrid, corteggiata anche dalla Borsa di Zurigo che ha messo sul piatto 2,8 miliardi in contanti con un’offerta amichevole per assicurarsi con le nozze il “passaporto europeo” (la risposta dei regolatori spagnoli dovrebbe arrivare per maggio). «Al momento stiamo analizzando tutti i fattori rilevanti e monitorando l’evoluzione della situazione. L’analisi in corso potrà portare o meno a un’offerta», ha detto il ceo di Euronext, ammettendo – in risposta a una domanda – di avere già incontrato le autorità e i regolatori spagnoli per discutere il dossier. «L’M&A è uno strumento, non un obiettivo. Ci interessano tutti gli asset che ci aiutano a diversificare il nostro business, a sviluppare ulteriormente il nostro modello federativo e a sostenere il nostro piano di crescita», ha precisato, osservando che comunque la condizione è quella di mantenere «disciplina» nell’impiego dei capitali. Tradotto, sembra di capire: non c’è l’intenzione di svenarsi.
Euronext ha varato un piano al 2022, focalizzato su «crescita, innovazione e finanza sostenibile» che mira a costruire «l’infrastruttura leader del mercato pan-europeo». Lo scorso anno un passo in questa direzione è stato compiuto con l’acquisizione della Borsa di Oslo (consolidata per sei mesi e mezzo). Nel 2019 i ricavi complessivi sono cresciuti del 10,4% a 679,1 milioni (di cui il trading cash rappresenta 205,6 milioni), mentre l’Ebitda èaumentato del 12,8% a 399,4 milioi, con un margine salito al 58,8%. L’utile netto si è attestato a 222 milioni rispetto ai 216 milioni del 2018.
Quest’anno la panoramica si apre sull’evento della Brexit, che il Regno unito ha deciso di opzionare a fine gennaio, ma che resta tutto da discutere. «Per ora sappiamo che non cambierà nulla fino a fine anno – ha commentato Boujinah – ma sul piano pratico molto dell’impatto della Brexit si è già realizzato». Il ceo di Euronext fa riferimento al fatto che nel corso degli ultimi due anni molti operatori hanno già trasferito parte delle loro attività da Londra alle piazze europee – Dublino, Parigi, Amsterdam e Francoforte – dove il listino paneuropeo è ben posizionato. La piattaforma di trading azionario basata a Londra Cboe, Aquis Exchange e lo stesso Lseg hanno aperto filiali ad Amsterdam e Parigi per negoziare azioni in euro, se sarà necessario. Quanto alle strategie di Euronext non necessitano di particolari aggiustamenti perchè sono state formulate, ha spiegato il ceo, già tenendo conto dello scenario più avverso di una hard Brexit, ma non è possibile elaborare ulteriormente dal momento che i negoziati tra Uk e Ue sono appena iniziati.