Occorre venire per esempio qui, tra le province che insieme a Milano fanno della Lombardia l’indiscussa locomotiva d’Italia, per capire le ragioni di certi scollamenti tra il Paese imprenditoriale e il Paese ufficiale (politico, e spesso anche associativo). Ci troverete un’industria che corre «nonostante». Scoprirete un sistema manifatturiero che sì, la crisi l’avverte e l’allarme per il 2019 lo suona, forte: però «crisi», da queste parti, almeno finora significa solo «rallentamento», il calo di cui ci si lamenta è una crescita pur sempre attestata al 3%. E infine: incontrerete, prevedibilmente, la più alta concentrazione di aziende top performer. Tra i 600 Champions «laureati» dall’analisi L’Economia-ItalyPost i lombardi sono 193. Producono oltre un terzo di fatturato e utili del relativo microcosmo (per modo di dire: 44 miliardi di ricavi equivalgono al 2% del Pil). Dei 160 mila dipendenti totali, 58 mila sono nelle loro fabbriche, uffici, laboratori.
Potrebbero essere persino di più. E persino più alto potrebbe lo sviluppo di queste imprese, che già crescono mediamente a doppia cifra (anni della Grande Crisi inclusi). Come ci riescano ormai lo sappiamo: export, innovazione a prova di multinazionali, estrema flessibilità. Hanno un problema, però, tra i tanti. Non trovano tecnici. Dal classico perito al diplomato-laureato 4.0, il mercato del lavoro ha un vuoto che rischia di inceppare il meccanismo e che Confindustria ha quantificato in 280 mila figure mancanti nei prossimi cinque anni. Segnalare un nodo non significa tuttavia anche scioglierlo. Perciò si torna là, nei territori. Brescia, quarta tappa dei «Meet the Champions», è una delle capitali del manifatturiero che più pressano sulla formazione 4.0, dunque sul potenziamento dell’Istruzione tecnica superiore. L’Associazione industriali ha trasformato l’acronimo in «It’s», ci ha aggiunto «my future», ci costruirà su una giornata di incontri-ponte fra imprenditori, studenti, istituti. Non sarà risolutivo. Ma qualcuno, da qualche parte, ha almeno incominciato.