Con i voti di Di Maio si è salvato dal processo. Ha lasciato i 5 stelle nel pantano, con i duri e puri in rivolta. Adesso Matteo Salvini tenta l’abbraccio finale, quello che può soffocare l’alleato dopo il big bang delle Europee: un gruppo unico nel nuovo Parlamento Ue. «Mi piace, insieme saremo più forti. Con Luigi viviamo una storia d’amore che è destinata a non finire mai » , confessa a sorpresa il leader della Lega mentre scende le scalette dell’aereo che da Alghero lo riporta a Roma prima di decollare subito per Bari.
Il voto col quale la giunta per le Immunità del Senato respingerà la richiesta di autorizzazione al processo per il caso Diciotti arriverà da lì a un paio d’ore, ormai una formalità. Il risultato è acquisito col responso della piattaforma Rousseau della sera prima. Il ministro è sollevato, pensa già ai prossimi appuntamenti elettorali: dopo l’Abruzzo, la Sardegna domenica prossima, la Basilicata a marzo, le Europee di maggio. Va capitalizzato il successo della Lega, che inevitabilmente si trasformerà in una disfatta dei 5 stelle. Eppure per l’alleato solo carezze, l’obiettivo è svuotarlo.
Berlusconi sulla carta è ancora l’alleato nei comuni e nelle regioni. Ma il Cavaliere ha capito che dopo il “salvataggio” di Salvini l’asse tra i vicepremier rischia di non spezzarsi più: « Quei due andranno a braccetto». Il leghista conferma tutti gli incubi del leader forzista. Adesso la « storia d’amore » ma Salvini sorride con un ghigno mentre lo dice – è con Di Maio. « Ringrazio ancora il Movimento per la fiducia che mi ha accordato col referendum, anche i loro elettori hanno capito che stiamo governando bene e che andremo avanti a lungo » , dice il ministro mentre toglie il giubbotto giallo per restare in maniche corte. Certo, tra i grillini si è aperto uno squarcio col voto sulla piattaforma Rousseau. «Sì, ma io non metto piede in casa di altri, ho il massimo rispetto delle loro dinamiche interne». Il risultato, assicura, non inciderà su tutte le altre partite aperte, dalle Autonomie alla Tav: « Non baratteremo il decreto sulle regioni con il no alla Torino- Lione », chiarisce il capo del Viminale. «Con Luigi non ci scambiamo figurine ».
Ma è quando il cronista gli mostra sul display la proposta appena lanciata dal presidente leghista della commissione Bilancio Claudio Borghi, un gruppo unico “ degli euroscettici” con dentro la Lega e il M5S, che Salvini svela il suo progetto: «Bello, mi piace. Io sono d’accordo. Se loro vogliono venire sono ben accetti. Insieme saremo più forti». L’obiettivo è portarli nel gruppone dei sovranisti al quale intende dare vita con Marine Le Pen, con i polacchi di Yaros?aw Aleksander Kaczy?ski e tanti altri. Di Maio però è assalito dai dubbi. Valuta costi e benefici di un’operazione ad altissimo rischio. Allearsi anche in Europa con Salvini spaccherebbe il Movimento, ma avrebbe il vantaggio di evitargli l’isolamento nel quale si è cacciato in Europa. Gli eurodeputati uscenti, ostili al progetto già quando il governo Conte è nato, sono pronti ad opporsi di nuovo, ora che il dilemma ritorna. Ecco perché il capo del M5S assieme a Di Battista lavora da settimane a una rete di alleanze per dar vita a un altro gruppo di euroscettici. Ma servono 25 eletti di 7 Paesi diversi. E le quattro forze incontrate dal capo del Movimento non sono sufficienti: soltanto i croati di Zivi Zid vantano nei sondaggi il 12,3 per cento e due potenziali eurodeputati. Zero eletti, nelle proiezioni, per l’ultradestra dei polacchi Kukiz e per i finlandesi di Liike Nyt. Ma il caso paradossale è quello del partito greco Akkel: Di Maio si è lasciato immortalare con loro, peccato che il consenso è talmente basso da non essere neanche rilevato dai sondaggi. Un guscio vuoto, come dicono gli stessi eurodeputati grillini. L’altro giorno, raccontano, hanno cercato il nome del partitino su Google, scoprendo che sfiorava la “ clandestinità” perfino in Rete. Nel dopo voto, per Di Maio e i suoi rischia di esserci solo l’abbraccio soffocante di Salvini.