L’economia italiana continua a perdere colpi e le previsioni per il 2019 peggiorano ulteriormente. Secondo l’Ocse, l’organizzazione dei 35 paesi industrializzati, l’Italia sarà addirittura in recessione, con un calo del prodotto interno lordo dello 0,2%. È il paese che insieme alla Turchia subisce la revisione negativa più forte rispetto al passato e sarebbe l’unico a mostrare nel 2019 una crescita negativa.
«Siamo perfettamente consapevoli che stiamo vivendo una congiuntura economica sfavorevole che nasce e si sviluppa a livello internazionale. La guerra dei dazi non ci aiuta» ha notato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dicendosi ottimista dell’«effetto che il reddito di cittadinanza avrà sulla domanda interna». Dall’opposizione arrivano commenti molto più preoccupati e anche imprese e sindacati invitano il governo ad agire per contrastare la prospettiva della recessione, confermata ieri anche dall’analisi dell’Istat, che sottolinea un «nuovo peggioramento» dell’indice anticipatore.
Il nuovo quadro Ocse vede nel 2019 l’economia italiana in caduta quando solo pochi mesi fa veniva accreditata di un più 0,9%, ma ci sono ampie revisioni negative pure per la Germania, la Francia, il Regno Unito, l’intera zona euro. Il governo è ancora fermo ad una previsione ufficiale di crescita dell’1%, mentre la Ue prevede una crescita dello 0,2%, Banca d’Italia e Fmi indicano lo 0,6%. I rischi, per giunta, sono di un ulteriore peggioramento. «Se mettiamo insieme la debolezza della Cina, che porta a un indebolimento della Germania, cui aggiungere una debolezza dell’Italia e del Regno Unito per la Brexit, la molteplicità dei possibili shock può avere un grande impatto sulle prospettive della Ue» dice Laurence Boone, capo economista Ocse.
«I dati Ocse sono un macigno su questo governo. Smettano di perdere tempo con pistole e selfie e inizino a governare» incalza il segretario Pd, Nicola Zingaretti. «Doveva essere un anno bellissimo, sarà pesantissimo per imprese e cittadini» dice Renato Brunetta di Forza Italia. «Il peggioramento del quadro è un motivo in più per agire. Poi bisogna affrontare la manovra del 2020, che non è marginale per i numeri che avrà» dice il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia.