La conferma arriverà venerdì con i dati definitivi dell’Istat, ma le aspettative per l’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre non sono buone. I conti pubblici tengono e il ministro dell’economia, Giovanni Tria, si dice fiducioso, ma il sistema produttivo stenta a ripartire, e nella prima parte dell’anno si rischia una crescita pari a zero.
L’Ocse, che ieri ha portato al G7 le ultime proiezioni sulla congiuntura internazionale, che peggiora un po’ ovunque, ne è convinto. Secondo l’istituto di Parigi, dopo un più 0,1% nel primo trimestre, la crescita italiana si è annullata. Ragione in più, visto che i conti pubblici tengono ed il deficit si profila più basso del previsto, per stimolare l’economia con una riduzione delle imposte, anche se marginale. «Con i tassi di interesse che rimangono bassi e che saranno anche più bassi, a volte negativi, l’Italia — assicura il segretario dell’Organizzazione, Angel Gurria, — ha margini di manovra per adottare alcuni stimoli fiscali».
Ciò che vorrebbe lo stesso Tria, ammesso che la situazione politica si chiarisca e lo consenta. Gurria è ottimista: «Ho fiducia nelle istituzioni italiane, sono abbastanza forti e penso che il Presidente della Repubblica prenderà la decisione giusta per formare il prossimo governo».
Bisogna vedere quale sarà l’atteggiamento della nuova Commissione Ue, rispetto all’ipotesi di una manovra espansiva che contrasti la congiuntura debole, ma il rallentamento, ormai, è un problema comune a tutta l’Europa e al mondo industrializzato. Ne secondo trimestre il prodotto interno lordo dell’Unione europea è sceso allo 0,2% rispetto allo 0,5% del primo trimestre, mentre nella zona euro è passato dallo 0,4 allo 0,2%. In Germania la crescita si è ridotta dallo 0,4% del primo trimestre ad appena lo 0,1% del secondo, in Francia dallo 0,3% allo 0,2%, in Gran Bretagna dallo 0,5% allo 0,2%.
Rallentano anche Usa e Giappone, anche se la crescita è più consistente. Negli Usa il secondo trimestre si chiude con un +0,5%, in calo rispetto allo 0,8% del primo, mentre in Giappone il Pil segna +0,4% rispetto allo 0,7% dei tre mesi iniziali dell’anno. Nell’intera area Ocse, che include i maggiori paesi industrializzati del mondo, la crescita è passata dallo o,6% del primo trimestre allo 0,5% del secondo, riducendosi su base annua dall’1,7 all’1,6%.
Se la crescita zero venisse confermata dall’Istat a fine settimana, ed i dati della produzione industriale nel trimestre non fanno immaginare miracoli, si concretizzerebbero le prospettive di un incremento molto modesto del pil per quest’anno. Tutti i principali istituti economici propendono per un più 0,1%, mettendo in conto, però, una leggera accelerazione nella seconda parte dell’anno. Dal Fondo Monetario internazionale, all’Ocse, alla Banca d’Italia, all’Ufficio Parlamentare di bilancio sono concordi su quella previsione. Solo il ministero dell’Economia resta ancorato al dato di aprile che indicava lo 0,2%. Il prossimo aggiornamento delle stime ufficiali del governo è atteso il 20 settembre.