A partire dalla mezzanotte di ieri a Milano è stato indetto il primo sciopero di 24 ore nella storia dei rider. La mossa viene dalla Filt-Cgil milanese che ha chiamato alla protesta «tutti i lavoratori che con cicli e motocicli consegnano merci o cibo in Lombardia». E ha anche previsto un flash mob per le 14.30 di oggi in piazza XXIV Maggio e un vero corteo per il prossimo giugno.
L’azione di lotta parte come reazione all’incidente che pochi giorni fa ha causato l’amputazione della gamba di un fattorino di Just Eat ma si può dire che ha avuto un lunga fase di incubazione. Stupisce caso mai che sia la sola Cgil a indirlo, senza Cisl e Uil e soprattutto senza Deliverance, un organismo di base che raggruppa i rider di Deliveroo e che si era fatto notare nelle settimane scorse per le sue prese di posizione.
La verità è che ormai il fattorino in bici (tremila nella sola Milano) è diventata la figura-simbolo del lavoro povero giovanile e di conseguenza questo sciopero ha una portata più larga di chi lo ha indetto e persino dell’adesione che avrà. Non è un caso che sempre oggi a Milano sia prevista un’assemblea dei giovani democratici con il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, nel corso della quale saranno resi noti i risultati di un’indagine a campione.
La piattaforma dello sciopero di oggi parla di maggiori tutele per la sicurezza e l’integrità fisica dei lavoratori ma chiede anche l’apertura di un tavolo negoziale con le piattaforme digitali (Deliveroo, Foodora, Just Eat e le altre) per discutere di organizzazione del lavoro e di modalità di contrattualizzazione dei rider.
Il segretario milanese della Filt Cgil, Luca Stanzione, è attento a non usare la parola «assunzione», per ora il sindacato non chiede che i fattorini diventino tutti lavoratori dipendenti ma vuole che in primis sia riconosciuto il carattere di subordinazione di quella mansione.
In più il contratto nazionale del trasporto merci, firmato lo scorso anno da tutti i confederali, prevede che dal 1 marzo 2018 si possa aprire un negoziato che riguardi i lavoratori che consegnano pacchi e cibo. Il tema è controverso, sta appassionando i giuslavoristi e di recente c’è stata una sentenza del tribunale di Torino che ha dato ragione a Foodora chiamata in causa da un gruppo di suoi collaboratori. A leggi vigenti, dunque, i fattorini sono lavoratori autonomi.
A sostegno di questa tesi Deliveroo ha reso noti alcuni dati secondo i quali la media dell’impegno dei suoi mille rider milanesi è di sole 12 ore a settimana e la collaborazione dura di fatto non più di tre mesi.
Al di là delle disquisizioni giuridiche comunque la posizione comune dei datori di lavoro è che un’eventuale assunzione dei fattorini non sarebbe compatibile con il modello del business delle società di food delivery e porterebbe de facto alla cessazione dell’attività. Che invece sta incontrando il crescente favore dei consumatori. Spiega Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo Italia: «Noi siamo impegnati al massimo per soddisfare le richieste di tutela dei rider e abbiamo potenziato di recente la loro copertura assicurativa. Vorremmo fare di più ma la legislazione vigente non ce lo consente».
Detto questo Deliveroo si dichiara pronta a lavorare «con le istituzioni per conciliare sicurezza e flessibilità nell’ambito però della fattispecie del lavoro autonomo». Le posizioni, dunque, sono queste e oggi per la prima volta il dibattito sui principi di diritto del lavoro si scaricherà a terra con una protesta organizzata e con il conseguente test del consenso da parte dei giovani interessati.