Il detonatore, quello che Matteo Salvini proprio non manda giù, è la «nota off» attribuita ai 5 stelle. Dice che «Di Maio e Giorgetti hanno parlato al telefono poco fa» e il memorandum Via della Seta «si firma così come è». Molto peggio, dal punto di vista del vicepremier leghista, quello che viene dopo: «La Lega si è convinta, dopo essere stata ripresa anche dal Quirinale pubblicamente». «Ma come? — esplode Salvini con i suoi — Ma che cosa siamo? Dei bambini? Dicono che andiamo ripresi pubblicamente?». Chi vede il leader leghista lo descrive come «arrabbiato davvero». «Ma come sarebbe? Una posizione di buon senso, una normalissima cautela in una vicenda così delicata viene fatta passare come un capriccio?».
E così, il capo leghista si morde la lingua e fa scrivere una nota dai capigruppo: «È importante aiutare le nostre imprese a crescere ed esportare, ma quando ci sono in ballo la sicurezza e la sovranità nazionale, occorre molta prudenza».
Del resto, riflette Salvini, «gli accordi commerciali vanno benissimo.Però, bisogna anche capire se gli investimenti cinesi non sono colonizzazione». Perché «mi dicono che in Grecia hanno preso il porto e ora si stanno prendendo il Paese». Il capo leghista fa il punto con il suo staff e cita anche la questione delle infrastrutture Huawei per il 5G della telefonia mobile, quella che ridisegnerà i futuri scenari della comunicazione. «Del resto — spiega Salvini — anche i Servizi di sicurezza nella loro audizione hanno sottolineato che il controllo delle reti sono un oggetto della sicurezza nazionale». Mentre tutti, ma proprio tutto gli alleati internazionali ci hanno espresso le loro preoccupazioni». Insomma: «Va bene il business, ma per il business non puoi dare in cambio le chiavi di casa». Insomma la tensione è altissima. Salvini parla con Giorgetti, non con Di Maio: «Il problema non è lui, ha lavorato bene, le scelte vanno condivise… C’è chi dice che a che a questo dossier si è lavorato per mesi. Ma a chi lo hanno detto?»