L’accordo tra i democristiani tedeschi sulla futura gestione di migranti irregolari sta mettendo a dura prova il rapporto tra gli Stati membri dell’Unione. Preoccupata per eventuali respingimenti alla frontiera con la Germania, l’Austria ha chiesto urgenti spiegazioni a Berlino. Anche l’Italia teme il possibile effetto domino e punta a sciogliere alcuni nodi e implicazioni dell’intesa tedesca durante il primo bilaterale tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il suo omologo tedesco Horst Seehofer, l’11 luglio.
Parlando ieri a Strasburgo, il cancelliere austriaco ha detto che studierà «attentamente» il provvedimento tedesco. «Nel caso prenderemo le misure appropriate», ha detto Sebastian Kurz, 31 anni, il cui Paese è presidente di turno Ue dal 1° luglio, lasciando presagire una stretta ai controlli frontalieri al Brennero, attualmente già in essere fino a novembre ai confini austriaci con Slovenia e Ungheria. «Se Vienna vuole fare questo – ha replicato Matteo Salvini – ha tutto il diritto di farlo: noi abbiamo tutto da guadagnarci perché sono più quelli che entrano in Italia che quelli che passano il confine verso l’Austria».
L’accordo tra Cdu e Csu, ossia tra la cancelliera Angela Merkel e il suo ministro degli Interni Horst Seehofer, prevede la realizzazioni di centri di transito ai confini tedeschi. Immigrati senza autorizzazione saranno rinviati nel Paese di primo sbarco, come vuole la legislazione europea, sulla base di accordi bilaterali. Nel caso ciò non fosse possibile, l’accordo prevede il respingimento verso l’Austria, se questi migranti giungono da Sud.
L’intesa è di difficile applicazione. La Germania ha un accordo bilaterale con l’Austria; ma non con l’Italia, da cui potrebbero in realtà provenire molti dei migranti irregolari, i cosiddetti movimenti secondari nell’Area Schengen. Il rischio è di assistere a un primo respingimento alla frontiera con l’Austria e a uno successivo al confine con l’Italia.
«L’Italia è concentrata sui movimenti primari e lo posso capire» ha commentato Angela Merkel. Ma che si debba arrivare a un’intesa Roma-Berlino è nei fatti. Per questo gli occhi sono puntati sull’incontro dell’11 luglio a Innsbruck – subito prima del vertice tra i ministri dell’Interno Ue – tra Salvini e il suo collega tedesco Seehofer. Incontro fissato ieri nel corso di una telefonata tra i due. «Abbiamo discusso – ha fatto sapere Salvini – soluzioni condivise per il contrasto dell’immigrazione clandestina anche tra un Paese e l’altro dell’Ue e la protezione delle frontiere esterne dell’Europa. L’appuntamento sarà l’occasione anche per predisporre una proposta comune contro il terrorismo».
La Germania chiederà molto probabilmente al nostro Paese segnali di disponibilità anche sui movimenti secondari. Non certo l’accettazione in toto dei respingimenti in blocco come quelli chiesti da Seehofer ma neppure le macchinose procedure previste dall’attuale regolamento di Dublino che, partendo dalle impronte Eurodac, identificano il Paese di primo approdo per avviare poi negoziati caso per caso tra autorità di polizia. Sarebbero poco più di 60mila, secondo i calcoli tedeschi, i migranti approdati in Italia che hanno poi raggiunto la Germania. Non è ancora chiaro quanti di questi (e a quali condizioni) il nostro Governo sarebbe disponibile ad accogliere.
Dal canto suo Berlino aiuterebbe però l’Italia a colmare il gap che neppure il Consiglio europeo è riuscito a risolvere per raggiungere l’intero stanziamento per il Trust Fund Africa ossia 1,2 miliardi di euro. Garantiti i 500 milioni attraverso il Fondo sociale europeo la Commissione si sarebbe impegnata a reperire altri 200 milioni. Mancano ancora 500 milioni e il comunicato finale del Consiglio Ue invita solo gli Stati membri a contribuire al fondo. Un’azione di sostegno da parte della Germania che del fondo è il primo contributore (con 150 milioni) prima dell’Italia (con 100 milioni) sarebbe molto importante per trovare le somme mancanti.
L’Europa è quindi appesa alla fragile situazione in Germania. Lo sfilacciato compromesso tedesco, che peraltro deve essere approvato dal terzo partner di coalizione (il partito socialdemocratico), dipende sia da accordi bilaterali che dall’intesa raggiunta dai Ventotto la settimana scorsa, che prevede la creazione di piattaforme regionali di sbarco sul territorio extra-comunitario, così come una redistribuzione degli stessi sbarchi tra Paesi europei.
Il Consiglio europeo – ha voluto ribadire ieri il premier italiano, Giuseppe Conte – ha accolto in gran parte la «nostra politica dell’immigrazione anche se non al 100%». Mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da Riga, ha precisato che l’immigrazione «è un fenomeno di così grande portata che nessun singolo Paese può da solo affrontarlo».