Di Maio rilancia sul salario minimo, 9 euro l’ora per i 3 milioni di italiani,«giardinieri, autisti, camerieri, cuochi, pizzaioli, guardie notturne e centralinisti ed altri ancora», che oggi sono sottopagati. Salvini insiste sui mini Bot al grido di «agli italiani i soldi degli italiani» e continua a martellare sull’Europa. Intanto, mentre continua questa battaglia a suon di slogan, i dati dell’economia reale segnalano che il Paese continua ad arrancare. Ad aprile, infatti, per il secondo mese di seguito la produzione industriale è calata: -0,7% rispetto a marzo e -1,5% rispetto al 2018. Non solo: ieri l’Istat ha rivisto il dato di marzo a -1% rispetto al -0,9% comunicato in precedenza. Rispetto al trimestre precedente visto il buon inizio d’anno la media febbraio-aprile resta ancora positiva (+0,7%), ma la nuova frenata preoccupa non poco.
L’indice destagionalizzato mostra infatti un aumento significativo solo per l’energia (+3,6%). Di contro calano in maniera netta sia i beni strumentali (-3,8%) che quelli intermedi (-2,6%), mentre diminuiscono in misura più contenuta i beni di consumo (-0,6%).
Tra i settori di attività oltre alle forniture di energia elettrica e gas (+5,8%), vanno bene solo le industrie alimentari, quelle che producono bevande e tabacco (+4,9%). Malissimo invece industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori che rispetto a marzo calano dell’8,2%, prodotti petroliferi raffinati (-7,4%), fabbricazione di macchinari e attrezzature (-6,2%), mezzi di trasporto (-6,1), apparecchiature elettriche (-5,1), attività estrattive e metallurgia, entrambe giù del 4,4%.
Dopo i cali dei mesi passati sostanzialmente ferma la produzione di autoveicoli, che anzi nel trimestre febbraio-aprile recupera l’1,2% su novembre-gennaio. Ancora molto pesante invece il confronto con l’anno passato con un drammatico -17,1% (mentre nel trimestre il calo è del 14,5). Tant’è che l’Anfia, l’associazione delle imprese della filiera dell’auto, segnala che la frenata coinvolge anche la componentistica che ad aprile perde il 10.9% sul mese precedente ed il 9,9% nei primi quattro mesi.
Secondo Confcommercio i dati della produzione a questo punto mettono a rischio il prodotto del secondo trimestre che potrebbe andare «molto peggio del primo». E non a caso i sindacati, che si trovano di fronte ad una nuova ondata di chiusure, fallimenti e delocalizzazioni e circa 200mila lavoratori invischiati in aziende in crisi, sono molto preoccupati. Per Annamaria Furlan (Cisl) i nuovi dati Istat «confermano che siamo drammaticamente a crescita zero», mentre per Emilio Miceli della Cgil «dimostrano che la situazione non può essere affrontata con i “pannicelli caldi” rappresentati dalle strategie a zero contenuto di cambiamento sin qui adottate dal Governo» e per questo chiede «interventi strutturali ed una seria politica industriale, come stanno chiedendo da mesi le mobilitazioni sindacali e come faranno i metalmeccanici venerdì. Il Governo – aggiunge – la smetta di descrivere un “Paese che non c’è”, e avvii un serio confronto con le parti sociali per uscire da una situazione che appare senza ritorno
Ancora ieri Di Maio ha detto di puntare su salario minimo e taglio delle tasse. A sua volta Salvini ha invece spiegato che «al centro dell’agenda dei prossimi mesi ci deve essere il lavoro» e per questo «prima del salario minimo va ridotto il cuneo fiscale perché sono le imprese che pagano gli stipendi». «La battaglia – ha spiegato – è per diminuire il tasso di disoccupazione» e questo «si riduce solo diminuendo la richiesta fiscale, meno tasse vuole dire meno disoccupazione. Questo è quello che sarà al centro del dialogo con l’Europa». Poi il leader della Lega ha spiegato di stare al governo per «aiutare gli italiani e non per tirarla in lungo o crescere dello zero virgola». Quindi rispondendo a Conte ha difeso ancora una volta l’idea dei mini Bot: «Non abbiamo bisogno di chiedere soldi a tedeschi, spagnoli e lussemburghesi. In Europa noi diamo tanto e riceviamo poco. Vogliamo usare per gli italiani soldi degli italiani, non chiediamo niente agli altri. Chiediamo di potere aiutare la nostra gente».