Il manifatturiero butta giù il Pil. Con l’ottavo mese (ottobre ’19) consecutivo con la produzione in negativo (-0,3%) l’industria è in recessione e compromette il risultato complessivo del prodotto interno lordo che cercava disperatamente di guadagnare qualche «zero virgola» in più. Questo è il quadro con il quale ci avviamo a chiudere l’anno e ci prepariamo a un 2020 altrettanto incerto. Intanto ottobre ’19 su ottobre ’18 il calo registrato della produzione industriale è stato del 2,4%. È interessante (e preoccupante) la fotografia del dato Istat di ieri: calo secco soprattutto dell’energia (-1,9% in un mese) seguito dai beni strumentali e dai beni di consumo durevoli. Nella sostanza quindi l’utilizzo impianti è in caduta, aumenta il ricorso alla cassa integrazione, calano gli investimenti in macchinari e gli unici settori del consumo che tengono sono alimentare e farmaceutico. Se usciamo dalla rilevazione congiunturale e passiamo a quella su base annuale la maglia nera va ai mezzi di trasporto (-8,6%). Passiamo alle previsioni degli esperti: il meno 0,3% di ieri è stato leggermente peggiore, per la produzione industriale di novembre si pronostica ancora una volta un dato in negativo e, secondo Intesa Sanpaolo, il trascinamento del manifatturiero comprometterà il Pil 2020 obbligandolo a fermarsi a +0,3% (seppur corretto per i giorni lavorativi).
A monte di tutto quest’insieme di dati pessimistici ci sono le persistenti difficoltà dell’industria tedesca e in particolare dell’industria dell’auto che si riflettono sulla nostra industria della componentistica. Purtroppo siamo ancora in attesa che al Mise parta un confronto di merito sull’automotive mentre aumentano le voci (da Romano Prodi a Carlo Calenda) che sottolineano come la transizione verso l’elettrico assomigli sempre di più a un volo acrobatico senza rete.