Chissà se quella mano anonima davanti alla buca delle lettere era consapevole delle conseguenze: quelle per il Paese e anche quelle per gli investitori che ne seguivano gli sviluppi. Il crollo del mercato italiano ha già cancellato circa 400 miliardi di valore in azioni e obbligazioni pubbliche o private. Almeno i due terzi di queste perdite sono a carico di cittadini italiani. E se c’è un momento in cui tutto è iniziato, a giudicare dal grafico di mercato qui accanto, è il giorno e l’ora della lettera allo «Huffington Post Italia». Il momento di martedì 15 maggio nel quale qualcuno fa trovare una busta anonima con dentro una bozza del «contratto di governo» M5S-Lega alla sede della testata diretta da Lucia Annunziata. Così ricostruisce sulla «Stampa», mai smentito, un editorialista amico di Annunziata quale Francesco Bei.
Il testo affidato allo «Huffington Post» contiene due proposte che hanno tutto per destabilizzare la fiducia degli investitori verso l’Italia: l’opzione di uscita dall’euro e l’intenzione di azzerare il valore dei titoli di Stato comprati nel piano di interventi della Banca centrale europea. Ovvio che conseguenze non potessero tardare. Poco importa che nelle versioni successive del «contratto» quelle due proposte scompaiano: gli investitori sanno che i vertici di M5S e Lega hanno potuto concepire quelle idee – default e uscita dall’euro – dunque temono che prima o poi esse riemergano. La fiducia è una porcellana cinese difficile da ricomporre, una volta finita in pezzi. Da allora il mercato precipita. Il 22 maggio ha già bruciato circa 200 miliardi, di cui una sessantina in titoli di Stato a scadenza medio-lunga. Il 29 maggio il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni, che si muove in senso opposto ai prezzi, è ormai esploso al 3,16% quando era all’1,95% subito prima che quell’anonimo si presentasse allo «Huffington Post». Il differenziale fra titoli biennali tedeschi e italiani, appena allo 0,40% prima, arriva a toccare il 3,55%. La distruzione di risparmio per il 75% di debito pubblico detenuto da italiani (anche tramite fondi esteri) è enorme.
C’è però chi in quei giorni guadagna moltissimo. A Londra il fondo AH di Alan Howard, da 2,3 miliardi di dollari, avrebbe chiuso maggio con una performance positiva del 36,7% in un solo mese. Howard, un trader miliardario di 54 anni, è una figura molto nota da anni: a lungo il suo hedge fund, Brevan Howard, è stato il più importante in Europa negli investimenti basati su sviluppi macroeconomici. Eppure da tempo il suo intuito sembrava in declino. Il rendimento complessivo in dollari del Brevan Howard Master Fund negli ultimi cinque anni era stato di appena 0,18%, secondo Bloomberg, al punto che l’agenzia riferisce che molti clienti lo stavano lasciando e dal 2013 ha perso circa il 75% degli attivi. Poi il nuovo AH Master Fund di Howard nel solo mese di maggio ha avuto un rendimento percentuale di oltre 200 volte superiore a quello della vecchia ammiraglia del gruppo in cinque anni. Per il Financial Times, la svolta è «aiutata da una grande scommessa al ribasso sui titoli pubblici italiani». Richiesto di una conferma, il fondo di Howard non smentisce e persone vicine alla società osservano che il rendimento è stato guidato da posizioni su temi macro aiutate in genere dalla volatilità dei mercati.
Howard aveva posizioni ribassiste sull’Italia da tempo e non c’è alcun indizio per ipotizzare comportamenti illeciti come la manipolazione del mercato o l’insider trading. Ma per guadagnare tanto in così poco, bisogna caricarsi di moltissimo debito — varie volte il capitale — e scommettere tutto in una sola direzione. Bisogna avere molta fiducia di aver visto giusto, perché se il mercato si muove appena un po’ nella direzione sbagliata la catastrofe è assicurata. E chissà se la mano anonima alla casella delle lettere dello «Huffington Post» si è mai posta una domanda del genere.