Nessuna sorpresa a Bruxelles: «Non ci si aspettava altro, siamo sempre pronti a dialogare, ma le regole vanno rispettate», spiegano fonti comunitarie. La risposta del ministro dell’Economia Giovanni Tria alla richiesta di chiarimenti contenuta nella lettera inviata giovedì scorso dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e dal Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici è amichevole nel tono ma non cambia nella sostanza. E dunque a Bruxelles non vedono molte opzioni praticabili. Il Collegio dei commissari Ue che si riunisce oggi a Strasburgo, a margine della plenaria dell’Europarlamento, quasi certamente darà un’opinione negativa della bozza della legge di Bilancio.
Insomma, una bocciatura anche se al Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici «non piace l’espressione bocciare», spiegava ieri mattina ai microfoni di France Inter. «In certi casi le parole contano — proseguiva Moscovici —. Il massimo che possiamo fare, ed è una possibilità, ne dibatteremo, è chiedere all’Italia di rimandarci un’altra legge di Bilancio che tenga conto delle osservazioni, delle domande e delle regole europee». Bruxelles per la prima volta si trova a gestire una situazione del genere. La possibilità di respingere una legge di Bilancio è stata introdotta nel 2013 e finora non è mai stata usata. La gravità della situazione italiana è già tutta implicita in quella frase — «deviazione dalle regole senza precedenti» — contenuta nella lettera di Bruxelles di giovedì scorso. La Commissione Ue non vuole uno scontro e ripete la propria «apertura al dialogo». Ma l’iter è segnato. Il nostro governo, in caso di bocciatura, avrà tre settimane di tempo per inviare un nuovo documento programmatico di bilancio per riallinearsi alle regole europee, in particolare sugli obiettivi di deficit nominale e strutturale. Sulla nuova bozza la Commissione si dovrà esprimere «quanto prima». Se invece alla fine il governo decidesse di mantenere invariati i saldi della manovra, si farebbe concreta la possibilità di un’apertura della procedura per deficit eccessivo per violazione della regola del debito.
Queste le tappe «tecniche» che si intrecciano con quelle politiche. Il 5 novembre si terrà l’Eurogruppo e l’opinione negativa sulla nostra manovra finirà sul tavolo del vertice che riunisce i ministri economici e finanziari dei 19 Paesi che hanno adottato la moneta unica. Roma appare isolata e difficilmente riuscirà ad ottenere la solidarietà delle altre capitali. E creare alleanze in Europa è fondamentale per portare avanti le proprie istanze. Lo scenario poi si complica perché l’8 novembre la Commissione Ue pubblicherà le previsioni di autunno. E qui per noi la situazione potrebbe peggiorare perché, come spiegano a Bruxelles, l’opinione negativa di domani si basa sui numeri e sullo scenario macroeconomico fornito dall’Italia. Ma le opinioni definitive, che per tutti i Paesi saranno rese pubbliche il 21 novembre per poi essere discusse all’Eurogruppo del 3 dicembre, si baseranno sulle stime di Bruxelles. E i nostri conti presentano alcune criticità secondo molti osservatori. Per Roberto Gualtieri, presidente della commissione Problemi economici e monetari del Parlamento Ue, «la principale tesi della lettera di Tria, che giustifica lo scostamento dalle regole europee con la presunta capacità della manovra di realizzare un “significativo calo” del rapporto debito/Pil si basa su stime dell’inflazione inattendibili».
Una cosa è chiara: stavolta l’Italia non ha tentato di creare con Bruxelles alcun ponte. La lettera inviata da Roma in passato sarebbe stata usata per strappare tutta la flessibilità possibile all’interno delle regole della Ue. Ma stavolta i numeri sono tali che è impossibile invocare qualsiasi tipo di flessibilità e dunque nemmeno ci abbiamo provato. Perciò nessuno stupore.