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Si moltiplicano in queste settimane le opportunità per visitare gli spazi della manifattura italiana. A fine settembre, per esempio, è stato possibile vedere gli artigiani tradizionali e in versione high tech che popolano il centro di Milano e i comuni della provincia («Manifatture aperte») e i caseifici dove nasce il Parmigiano Reggiano («Caseifici aperti»). Nelle settimane a venire sarà possibile visitare le fabbriche del Piemonte («Fabbriche aperte», dal 26 al 27 ottobre) e le più note imprese manifatturiere (Open Factory, dal 25 novembre). Per chi è incuriosito dal settore del lusso, il gruppo francese del lusso Lvmh conferma la data di apertura annuale di tutti i suoi siti di produzione – tra cui molti in Italia – per accogliere coloro che vogliono conoscere da vicino il fascino dei mestieri d’arte (Le Journées Particulières, il 13 e 14 novembre).
Questa lunga lista di eventi rivolti al grande pubblico è un segno di vitalità. Testimonia la volontà di tante imprese che hanno puntato sul “saper fare” italiano di voler raccontare in modo nuovo il lavoro e la qualità. Mentre il World economic forum ci parla di fine del lavoro e di robot che a breve prenderanno il sopravvento in gran parte delle attività manifatturiere tradizionali, le imprese italiane sembrano determinate ad aprire le porte per spiegare ai loro concittadini che il lavoro c’è, che la qualità la fanno gli uomini con il loro impegno e la loro passione e che il Made in Italy è molto più interessante da conoscere e praticare di quanto l’opinione pubblica sia propensa a credere.
Non si tratta solo di ribadire l’importanza della manifattura nel nostro sistema economico. L’obiettivo esplicito di piccoli e grandi imprenditori è quello di vedere riconosciuto il proprio impegno sociale e la propria storia all’interno di una comunità. Le imprese più strutturate – sottolineano gli organizzatori di questi eventi – vogliono visibilità e accreditamento come possibili riferimenti per giovani di talento. Dopo anni di attenzione dei media rispetto al terziario e al digitale, le medie e grandi imprese cercano di rilanciare la propria immagine puntando a rinnovare la propria attrattività fra i giovani e le famiglie. Fra le piccole imprese, la spinta a dare visibilità ai processi produttivi viene dal desiderio di vedere apprezzato il proprio ruolo all’interno del territorio di riferimento. Nell’uno e nell’altro caso, emerge una richiesta di legittimazione sociale che oggi non può più essere il risultato della sola crescita dei fatturati e della produzione di utili.
La domanda per un rinnovato riconoscimento sociale è visibile. Anni di impegno verso i mercati internazionali hanno orientato le imprese in direzione di nuovi interlocutori, dando per scontato l’apprezzamento da parte del contesto locale. Il cambiamento di umore dell’opinione pubblica rispetto alle imprese suggerisce agli imprenditori di promuovere un diverso rapporto con il proprio territorio, scommettendo su una maggiore trasparenza e su un dialogo orientato ai giovani e al mondo della scuola.
Anche a livello commerciale, molti imprenditori puntano a una riconciliazione con il cliente italiano nella consapevolezza che una delle ragioni che ha fatto la fortuna del Made in Italy, sia nel comparto dei beni di consumo che in quello dei beni strumentali, è stato il cortocircuito virtuoso fra una domanda sofisticata e un’offerta “su misura”. Riannodare questo dialogo significa rilanciare la propria presenza sul mercato nazionale, proponendo in modo originale il valore della propria produzione. Mostrare concretamente come si produce una borsa destinata a una clientela sofisticata così come mettere in mostra il processo all’origine di una chitarra che andrà nelle mani di una rockstar aiuta il grande pubblico a capire il valore di oggetti sofisticati e consente di dare un senso a un prezzo altrimenti percepito come eccessivo.
I numeri di queste manifestazioni danno ragione a chi ha scommesso sull’apertura dei laboratori ai visitatori del fine settimana. C’è una curiosità crescente, anche nel pubblico generalista, a proposito della manifattura di qualità. Sono in molti a stupirsi per il permanere di tecniche antiche che sono all’origine di prodotti che ancora oggi attirano una domanda internazionale alla ricerca di unicità. Altri vogliono capire in che modo strumenti e gesti della tradizione possono essere ibridati con il digitale, aprendo a nuove forme di creatività. In generale si assiste alla crescente presa di consapevolezza che il saper fare italiano all’origine della varietà e della qualità dei nostri prodotti è parte essenziale del nostro patrimonio culturale. Non è semplicemente un fattore di competitività delle nostre imprese. È uno dei tratti essenziali (e unificanti) della nostra identità nazionale.
*Il Sole 24 Ore, 3 ottobre 2018