L’effetto coronavirus, economicamente parlando, non è uguale per tutti. Il mondo si è mosso in ordine sparso e con strategie differenti. Le tempistiche del contagio sono diverse. E l’uscita dalla crisi, sostiene la società di consulenza McKinsey, arriverà con modi e date differenti per nazioni, continenti e settori. L’Asia sarà la prima a lasciarsi la recessione alle spalle, seguita dagli Usa e — a buona distanza — dall’Europa. Il lusso e le auto ripartiranno rapidamente mentre il trasporto aereo faticherà a decollare. E in Europa, a giudicare dai dati sui consumi, la Germania se la caverà molto meglio del resto del vecchio continente.
Le previsioni del rapporto Covid- 19 che la società di consulenza compila e aggiorna con cadenza quasi quotidiana non sono ovviamente rosee. Se il coronavirus sarà contenuto in tempi brevi e l’economia potrà ripartire subito — stima McKinsey — la Cina perderà quest’anno solo lo 0,5% di Pil e già a fine 2020 la sua economia tornerà al livello pre-crisi. Gli Stati Uniti soffriranno un po’ di più (-2,4% il Prodotto interno lordo) ma anche loro nell’ultimo trimestre torneranno a una crescita normale. L’Europa faticherà di più e recupererà il terreno perduto solo a metà 2021 con una frenata dell’economia prevista al 4,7%. Se il Covid avrà recrudescenze mettendo a rischio la ripresa i tempi si allungheranno con la Cina in terreno positivo a metà 2021, gli Usa nel 2023 e l’Europa nel 2024.
Lo studio McKinsey fa invece una foto precisa (grazie a un sondaggio su 5.600 persone in Europa) sullo stato di salute dei consumi. E il ritratto che ne esce è quello di un continente in pesante flessione con un solo Paese — la Germania — ben sopra la media. «Oltre il 40% dei consumatori ha già ridotto le proprie spese e sta temporeggiando su nuovi acquisti e investimenti » dice Marco Catena, partner della società. A Berlino invece solo poco più del 20% dei tedeschi ha tirato i cordoni della Borsa. «È la nazione più resiliente, in termini di propensione alla spesa come impatto percepito sul reddito familiare», dice Catena. Grazie, con ogni probabilità, alla scelta politica di non chiudere le aziende e a un bilancio sanitario — in termini di morti e di contagi — migliore di quasi tutto il resto del continente. Un primato condiviso ad oggi, in base ai sondaggi, con il Portogallo dove il numero delle persone che hanno intenzione di aumentare la spesa familiare nelle prossime settimane è superiore e di molto a quello di chi pensa di tirare la cinghia.
I settori che stanno andando meglio in Italia in questo momento sono «l’alimentare, l’home entertainment e le telecomunicazioni — spiega Catena — e per i primi due il 30% e il 22% dei rispondenti italiani prevede di aumentare la propria spesa nelle prossime due settimane». L’analisi dei comportamenti dei consumatori in queste settimane consente già di capire come la pandemia cambierà le nostre abitudini di spesa: «Ci sarà una più spiccata propensione al risparmio e una contrazione delle spese discrezionali — dice il manager McKinsey — ed emergerà una preferenza per i prodotti di qualità, soprattutto per quanto riguarda i beni alimentari. Facendo crescere la fedeltà al marchio ». L’evidente transizione di molti italiani in questo momento di crisi verso lo shopping online è invece condizionata — dice — alla capacità delle imprese di dare una risposta digitale adeguata.