Non è ancora il momento di alzare i tassi, dice la Bce; al contrario le spinte al rallentamento dell’economia sono forti e a livello europeo pesano la frenata di Italia e Germania e l’incertezza per la Brexit, oltre ai rischi geopolitici dello scontro commerciale Cina-Usa. Per questo motivo l’Eurotower ha deciso di rinviare almeno al 2020 il previsto rialzo dei tassi — allungando «almeno a fine 2019» la finestra di metà anno indicata in precedenza — e annunciando un nuovo aiuto alle banche attraverso i prestiti agevolati Tltro così da far arrivare liquidità all’economia reale. Il tasso principale resta a zero, quello sui depositi bancari a -0,40%.
Anche nell’ultimo scorcio della sua presidenza, che si conclude in autunno, Mario Draghi non ha rinunciato a dare stimolo a un’economia che sarà «significativamente più lenta nei prossimi anni»: le stime del Pil dell’eurozona sono state ribassate all’1,1% per il 2019 (dall’1,7%) e all’1,6% per il 2020 (era l’1,7%) mentre sono rimaste stabili all’1,5% per il 2021. Analogamente calano le attese d’inflazione: +1,2% nel 2019 (era 1,6%), +1,5% nel 2020 e +1,6% nel 2021.
«In una stanza buia ti muovi a piccoli passi. Non corri, ma ti muovi», è stata la metafora usata da Draghi. «Cerchiamo di essere proattivi e non reattivi». Rimane nel cassetto degli attrezzi la riedizione del quantitative easing (di cui non si è parlato al board, ha precisato Draghi); tuttavia gli acquisti di titoli continueranno con la liquidità derivata da quelli in scadenza.
Uno dei piccoli passi di Draghi saranno le nuove aste di prestiti («Tltro-III» biennali, dopo quelli quadriennali del 2014 e del 2016) che partiranno a settembre e finiranno nel 2021: misure che forniranno alle banche la liquidità necessaria per superare più agevolmente una fase delicata. Come ha ricordato Draghi, «il principale obiettivo è l’approvvigionamento delle banche nei prossimi anni» nei quali «ci sarà una congestione» dovuta alla scadenza dei prestiti Tltro esistenti e di molti bond bancari nonché ai nuovi parametri di Basilea. Un aiuto in particolare alle banche italiane e spagnole, che più di tutte hanno attinto ai Tltro. Ma Draghi starà attento a che i soldi non vengano usati per comprare bond sovrani, come successo finora.
Il vantaggio per le banche è evidente, come ha subito riconosciuto ieri l’agenzia di rating Moody’s, sebbene i tassi bassi penalizzeranno ancora una voce di ricavo per gli istituti. Tuttavia la svolta per il settore, ha ricordato Draghi, sarà il completamento dell’Unione bancaria, «che rimane una priorità». Stesso messaggio espresso ieri dal nuovo capo della Vigilanza Unica, Andrea Enria, che ha evidenziato anche come non ci siano ancora state fusioni tra banche europee ma solo a livello nazionale e che ci siano ancora troppi istituti sul mercato, anche quelli non profittevoli. Ma ha anche dettato un nuovo approccio alla Vigilanza, specie sugli esami Srep: «Ho sentito richieste di maggiore chiarezza e prevedibilità circa le nostre valutazioni. Penso che dovremmo ascoltare tali richieste e verificare se alcune cose potrebbero essere migliorate». Un’apertura verso la maggiore trasparenza subito apprezzata dall’Abi.