Dal prestito per acquistare una cava, a quello per produrre e vendere all’estero un macchinario innovativo, a quello per aprire un ristorante in franchising. E se fosse la tecno-finanza una delle soluzioni per attutire il taglio del credito a Nordest dopo l’esplosione di Veneto Banca e Bpvi? La domanda, che nasconde un’implicita risposta positiva, esce chiara dalle esperienze d’innovazione e finanza innovativa al suo servizio che il Festival Città Impresa di Vicenza, attraverso lo studio Bonini e Neafidi, ha riunito ieri in uno dei suoi convegni. Ci sono i minibond della genovese Frigiolini & Partners, che ha costruito parte dei suoi record in Veneto, a partire dall’emissione di Zamperla. E c’è lo schema dell’anticipo fatture del portale Workinvoice, che mette all’asta i crediti e li fa diventare liquidità in due giorni.
E poi c’è l’esperienza nel finanziamento a medio e lungo termine di Lendix, il portale di lending crowfunding , ovvero di prestito alle Pmi con fatturato sopra i 250 mila euro per investimenti – anche di carattere immateriale – per cifre tra i 30 mila e i 5 milioni di euro. Senza garanzie e mettendo a disposizione i fondi nei tre giorni successivi ad un’istruttoria che ne dura tre, mescolando valutazioni tradizionali ad algoritmi, compiuta tutta per telefono e via internet con il team che sta a Milano. I fondi raccolti sono 350 milioni e arrivano da investitori istituzionali ma anche da diecimila privati, i cui soldi sono impiegati in modo molto frazionato. Tra Francia, Spagna e Italia sono stati investiti 175 milioni in 400 operazioni.
Roba esoterica da startup digitali? Macché, a giudicare dalle tre operazioni fatte in Veneto su 30 nei primi sei mesi di operatività lo scorso anno, su cui sono stati impiegati 15 milioni di euro. E poi si deve considerare che Lendix ha stabilito una collaborazione con una realtà strutturata come Neafidi, il consorzio di garanzia delle Confindustrie venete, che dopo la prima operazione ne ha in cantiere altre.
Le attività finanziate sono molto tradizionali, come nel caso della trevigiana Superbeton e degli 1,1 milioni a 36 mesi (rating B+ e tasso al 4,6%, come si trova sul sito di Lendix) concessi per comprare una cava; o la vicentina Progetti Plant che doveva trovare un finanziamento rapidamente per realizzare un tunnel innovativo di essicazione per la vetroresina per un cliente turco e che ottiene 300 mila euro a 36 mesi (rating B e tasso al 6,5%). O come la veronese Brandesigner, che gestisce una rete di 32 ristoranti giapponesi e italiani in franchising, sostenendo i costi di allestimento e vendendo i locali chiavi in mano: ha usato un prestito di 50 mila euro (a 24 mesi con tasso all’8% e rating C) per aprire un nuovo ristorante a Verona.
«Il Veneto è una regione rilevante e toccata nel vivo nel rapporto con la finanza» dice l’amministratore delegato di Lendix, Sergio Zocchi. Un clima in cui le Pmi rischiano di pagare il conto della caduta del credito dopo la fine delle ex popolari. Situazione che per lo meno ha il vantaggio di generare la necessità di cercare canali alternativi. Anche di fronte alla riduzione degli affidamenti data tipicamente dalla concentrazione di tre banche in una. «Non abbiamo certo l’ambizione di risolvere da soli il problema credit-crunch – dice Zocchi -. Ma di certo siamo una opportunità in più».
Anche con i suoi paradigmi nuovi. «La rapidità è una nostra caratteristica, come la valutazione di progetti immateriali. Non chiediamo garanzie sui prestiti,perché la valutazione è centrata sulla capacità dell’azienda di generare cassa per ripagare il debito», dice il manager. E tuttavia gli elementi necessari sono messi sul piatto con chiarezza: «Deve trattarsi di un’azienda sana, in utile, a cui chiediamo trasparenza – aggiunge Zocchi -. Ad esempio chiediamo gli estratti-conto bancari, da cui traiamo informazioni fondamentali sull’evoluzione dell’attività». Resta che si tratta anche di iniziative finanziate a volte scartate dalle banche. «È vero che per le banche le pmi risultano poco interessanti, perché faticose e poco redditizie. Il nostro vantaggio è di operare con soluzioni tecnologiche spinte, che permettono di estrarre utili – conclude Zocchi -. Sarà anche per questo che con le banche, invece che concorrenza, si stanno aprendo collaborazioni» .
*Corriere del Veneto, 15 aprile 2018