Radici locali e orizzonti globali. Con un’ambizione su tutte: «Stare al passo con il mercato non è sufficiente: occorre anticiparne le esigenze». Obiettivo che la Legor, gruppo vicentino specializzato nella fornitura di leghe per il settore orafo e il fashion, a giudicare dai risultati ha evidentemente già centrato. Fondata nel 1979 da Gianni Poliero e guidata dal figlio Massimo, amministratore delegato dal 1992, l’azienda è oggi leader globale del comparto. Il 40% dei gioielli in oro venduti nel mondo è prodotto con una lega «firmata» a Bressanvido, pianura del Brenta. Dove non si sono fermati neppure nell’anno del Covid.
L’universo di lusso della moda e della gioielleria è crollato, loro hanno limitato i danni: il bilancio Legor Group 2020 chiude con ricavi a 56,8 milioni, quindi in calo di circa il 10% (meno della metà del comparto), ma con una redditività addirittura rafforzata a livello sia di margini sia di risultato netto. Il tutto nonostante la sfida forse più difficile, perché rischia di accompagnare l’economia globale ancora a lungo: il rincaro smisurato delle materie prime.
È un’incognita per chiunque, in qualunque settore. Un’ombra sulla ripresa. E qualcosa di più, per un’azienda che dipende per intero dai metalli: se il trend continuasse a questi ritmi, il colpo potenziale potrebbe anche essere da ko.
Se Poliero non è preoccupato, almeno non più di tanto, è per due ragioni. La prima: in nome della trasparenza del prezzo finale, Legor applica un meccanismo di fixing spot giornaliero, proprio per evitare alterazioni nella quota della manifattura. La seconda: «Stiamo lavorando anche a soluzioni alternative ai metalli preziosi. Con lo stesso appeal, però più economiche».
Per gli identici motivi, e peri segnali già registrati in questi mesi, l’amministratore delegato è ottimista. «Sì, i segnali sono positivi. Penso a Paesi come India e Cina, che insieme valgono la metà del nostro fatturato e che fortunatamente non hanno mai smesso di comprare. Ma anche in Europa, ora, pare incominci a muoversi qualcosa». Così, mese dopo mese, il gruppo non solo recupera terreno: come gli altri Champions de L’Economia-ItalyPost corre a una velocità inaspettata. Alla fine dei primi sei mesi 2021 avrà fatto quasi l’intero fatturato dell’anno Covid, negli altri sei raddoppierà: «Prevediamo di chiudere il semestre con ricavi superiori ai 50 milioni di euro. Il che ci proietta a quota 100milioni a fine anno». Potrebbe essere la base per un altro salto: la quotazione in Borsa. Poliero conferma: «Stiamo valutando un avvicinamento. Ma se ne parlerà soltanto dal 2022».