Per registrarti all’evento, clicca qui
Tagliare (di più), lavorare (meglio) e “firmare” (finalmente). Sono questi i nuovi verbi da declinare per valorizzare quell’immenso patrimonio che è costituito dai boschi e dalle foreste del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Con l’obiettivo di creare, anche per il legno, quanto già fatto ad esempio per le Dop alimentari (dal Grana Padano all’Asiago, dal Piave al Montasio) o per il prosecco Docg, ovvero uno o più marchi di qualità che, garantendo la provenienza e la linearità della lavorazione secondo un disciplinare ben definito, porti valore a tutta la filiera.
Il bosco va tagliato
«Iniziamo con lo sfatare una leggenda pericolosa, soprattutto se agitata da chi conosce poco del nostro settore – spiega Giustino Mezzalira, direttore della Sezione Ricerca e Gestione Agro-forestali di Veneto Agricoltura – ovvero che non si possa, in nome di un preteso ambientalismo, tagliare gli alberi. È esattamente il contrario: un bosco deve essere manutenuto, tagliato, sfoltito adeguatamente se vogliamo che cresca sano».
Mezzalira ha prodotto dati interessanti per quanto riguarda in particolare i boschi dell’Altopiano dei Sette Comuni che, dopo le distruzioni della Grande Guerra, sono stati di fatto ricostruiti; e sostiene che «se nel passato è stata corretta la scelta di far crescere i boschi, ora sarebbe saggio e corretto iniziare ad aumentare progressivamente il tasso di utilizzazione, passando dal prudenziale 20% (finora indicato dalla Regione Veneto come norma per i Piani di assestamento) ad almeno il 40-50% del tasso di incremento corrente». Tagliare di più, dunque, per far crescere meglio il bosco. Che è quanto sostiene anche la “Strategia Forestale Europea”.
Segheria di sistema
Va poi affrontato con decisione il nodo annoso della prima e seconda lavorazione, sempre di più appannaggio di segherie straniere. «Bisogna guardare all’Austria», prosegue Mezzalira, «per rendersi conto di come il bosco potrebbe tornare ad essere parte essenziale dell’economia. Ovunque si vedono camion che trasportano legname ed è facile imbattersi in segherie, spesso gigantesche, ed in varie aziende che costruiscono nuovi materiali derivati dal legno: pannelli tipo XLAM o MHM per le case; travi lamellari per i tetti; segatura pressata per il pellet; mentre con tutti i residui meno nobili si produce energia termica o si cogenerano elettricità e calore». Per evitare che l’economia forestale delle nostre regioni resti di tipo “coloniale”, cioè capace solo di esportare materie prime grezze (tronchi) ed importare semilavorati e prodotti finiti (tavolame, pannelli, travi, travi lamellari, pellet), lasciando gran parte del valore aggiunto della filiera foresta-legno ad arricchire altri territori vicini (pianura, Trentino) o lontani (Austria), bisognerebbe anche, però, dar vita ad una segheria di sistema. «Perché le segherie, per trasformare in modo efficiente il legname», sostiene il dirigente di Veneto Agricoltura, «devono avere grandi dimensioni, con una capacità di tagliare 50-70 mila metri cubi di legno all’anno. Quelle austriache arrivano anche oltre 500 mila; quelle rimaste nel Veneto, quando va bene, lavorano 10-20 mila metri cubi all’anno. In queste condizioni competere è impossibile».
Nessun industriale oggi è disposto, infatti, ad accollarsi il rischio di realizzare un grande impianto, senza avere garanzie che, a monte, provenga una stabile offerta di tronchi e che, a valle, vi siano imprese disposte ad acquistare stabilmente i segati accompagnati da un marchio di qualità che attesti la loro origine locale e certificata. L’unica soluzione appare allora una segheria realizzata e gestita in forma cooperativa da tutti gli attori della filiera.
L’importanza della griffe
E veniamo infine alla firma, alla griffe capace di valorizzare il prodotto legno. Oggi l’Italia è il Paese al mondo che ha il maggior numero di prodotti coperti da marchi di qualità: Dop, Doc, Docg, Igp; ed ancora Stg (Specialità Tradizionale Garantita) e perfino Deco (Denominazioni comunali). «Questo ha salvato l’economia agricola del nostro Paese – dice ancora Giustino Mezzalira – che oggi esporta con successo in tutto il mondo le sue specialità agroalimentari. La stessa strada dovrà essere seguita per il legno: non possiamo pensare di immettere sul mercato semplicemente legno di abete, faggio, larice, ecc. Dobbiamo cominciare a dare un’identità ai nostri legnami, poterli chiamare per nome, indicando chiaramente la loro origine, magari associandola alle tradizioni e alle peculiarità di quei territori».
Qualcosa si sta muovendo: proprio Veneto Agricoltura ha dato vita al marchio “Foresta del Cansiglio”, sviluppato assieme alla Itlas, azienda di Cordignano (Treviso) di Patrizio Dei Tos, che produce le “Assi del Cansiglio”, realizzate esclusivamente con legno di faggio della storica foresta demaniale del Cansiglio, quella che forniva i remi alle navi della Serenissima Repubblica di Venezia. Filiere territorialiSempre in Veneto è attivo il Consorzio Legno Veneto, costituito da proprietari boschivi, ditte boschive, segherie e ditte di seconda lavorazione, che ha già sviluppato il marchio “Larice di Zoldo” ed ha promosso la nascita di una Rete Innovativa Regionale (RIR), chiamata in modo molto significativo “Foresta Oro Veneto”.
In Friuli otto imprese hanno stipulato un contratto per «la valorizzazione e promozione dell’abete bianco attraverso la costituzione di una rete di imprese, denominata Abete bianco del Friuli, in grado di operare all’interno di filiere territoriali, finalizzata – sottolinea il presidente Emilio Gottardo – all’utilizzazione del bosco, alla trasformazione industriale e artigianale di questa specie legnosa per l’ottenimento di prodotti di elevata qualità. Della rete fanno parte due imprese boschive, tre segherie di prima trasformazione, una segheria di seconda trasformazione, un’azienda di servizi alla produzione e un’azienda per la promozione e l’approvvigionamento. Ed insieme abbiamo creato», conclude Emilio Gottardo, «un marchio di origine, FriûlDane, dal friulano dane, abete bianco, appunto».Insomma, è venuto il momento di “firmare” il legno veneto e friulano per farne un prodotto competitivo sul mercato nazionale ed internazionale.
*Nordest Economia, 17 aprile 2018