Il tentato blitz è andato in scena mercoledì sera, nelle stesse ore in cui l’attenzione mediatica era tutta a Bruxelles per l’incontro tra Giuseppe Conte e Jean-Claude Juncker. A Strasburgo, nell’aula dell’Europarlamento, il Movimento Cinque Stelle ha provato a depennare la Torino-Lione dalle reti di trasporto trans-europee (Ten-T) e di conseguenza dai finanziamenti Ue. Tentativo clamorosamente respinto. Anche dalla Lega, con un voto che fa emergere pure in sede europea la distanza che divide i due partiti di maggioranza sulla questione Tav. Gli eurodeputati Dario Tamburrano e Rosa D’Amato (M5S) hanno presentato un emendamento per escludere il tunnel di base e le opere per la Torino-Lione dall’elenco delle infrastrutture ferroviarie transfrontaliere che fanno parte del Corridoio Mediterraneo. L’emendamento è stato accorpato a un altro identico, presentato dalla Sinistra Unitaria e sottoscritto dalle italiane Barbara Spinelli ed Elonora Forenza.
Ma l’esito del voto è stato negativo: soltanto 124 i voti favorevoli. Lo hanno sostenuto tutti gli eurodeputati M5S, i Verdi, la Sinistra Unitaria, l’ex grillino David Borrelli (ora nei non iscritti) e l’italiana Elly Schlein (Possibile, ex Pd). Ben più lungo l’elenco dei contrari, che hanno respinto il blitz con 487 voti (9 gli astenuti). Tra questi, tutti gli eurodeputati leghisti, la delegazione di Forza Italia e quella del Pd. «Prima di proporre quale opera finanziare – spiegano i Cinque Stelle D’Amato, Tamburrano e Tiziana Beghin – l’Europa dovrebbe aspettare i risultati dell’analisi costi-benefici, così come sta facendo il governo italiano». I grillini insistono: «Qualsiasi iniziativa presa prima è sterile perché a decidere sarà Roma. Per noi le autostrade del futuro da finanziare sono quelle digitali».
La Tav resta quindi nella lista delle opere Ten-T che fanno parte della «Connecting Europe Facility» (Cef), lo strumento finanziario dell’Ue che permette di sostenere gli investimenti nelle infrastrutture transfrontaliere in ambito ferroviario, energetico e digitale. Nell’attuale bilancio pluriennale dell’Unione (2014-2020), il tasso di co-finanziamento arriva a coprire il 40% dei costi. La Commissione ha proposto di alzarlo fino al 50% nel prossimo bilancio (2021-2027) e il 3 dicembre è arrivato il via libera da parte dei ministri dei Trasporti (l’Europarlamento ha chiesto di destinare 33,5 miliardi all’intera rete Ten-T). Alla riunione c’era anche Danilo Toninelli, che ha dato parere favorevole. Ma il blitz dei suoi compagni di partito, se fosse andato a buon fine, avrebbe di fatto escluso la Tav dai finanziamenti Ue.
Intanto si aspetta ancora l’esito dell’analisi costi-benefici, per questo il governo ha congelato l’avvio delle gare d’appalto. Ma da Bruxelles è arrivato un chiaro avvertimento: in caso di ulteriori ritardi c’è il rischio di rivedere lo schema del «grant agreement», con la possibilità di dirottare quei fondi verso altre opere. Non solo, l’Italia potrebbe essere addirittura chiamata a restituire i soldi già incassati. La Commissione attende sviluppi «nelle prossime settimane».