Vivere in leggerezza. Tutti noi vorremmo vivere, ma non sentire il peso di questa nostra esistenza. La prima riflessione sulla leggerezza, come valore, mi riporta a quel piccolo libro, e ultimo, scritto da Italo Calvino, “Lezioni Americane”. Un libro saccheggiato da molti, tanto da diventare un libro utile per tutti i tempi, per tutte le ricette. Forse Calvino oggi, se non fosse morto prima di terminare le sei lezioni che avrebbe dovuto tenere nell’estate del 1985 all’Università di Harvard, avrebbe rinnegato questo testo. L’abuso che se ne è fatto in questi ultimi trent’anni è tale che uno scrittore raffinato, e complicato come lui, non avrebbe accettato un uso troppo disinvolto di quei valori ritenuti fondamentali per affrontare il nuovo millennio della letteratura. E io, farò lo stesso con questo pezzo. Me ne scuso con lui, in anticipo, ma il collegamento al libro che mi appresto a commentare è troppo forte. Calvino, proprio a causa della sua prematura scomparsa, ha scritto solo cinque delle sei conferenze che avrebbe dovuto tenere: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità sono le perle che ci ha lasciato. L’ultimo valore, consistency, non uscirà mai dalla sua penna, ed è un vero peccato (consistency è una di quelle tipiche parole che vengono definite false friend: in italiano verrebbe da tradurla con consistenza, invece significa coerenza). La coerenza è un “oggetto” quanto mai misterioso nella nostra vita. Essere coerenti è un valore o un disvalore? Tutti, nei momenti cruciali, ci richiamano alla coerenza. Robert Cialdini, già negli anni ’80, aveva indicato la coerenza come una delle principali armi di persuasione. La coerenza diventa lo strumento dei bravi venditori e anche degli imbonitori di professione: gli acquisti futuri sono costantemente condizionati dalle azioni passate e, soprattutto, dagli impegni che ci siamo già presi con gli altri e, in primis, con noi stessi. Chi vuole passare per incoerente? E’ una delle peggiori denigrazioni che possiamo ricevere. Allo stesso tempo, senza coerenza nei principi, saremmo canne al vento. Non avremmo punti fermi a cui ancorarci. Vittorio Foa ha dato una definizione lucida e sintetica di coerenza: “E’ la direzione del cambiamento”.
Coerente incoerente
Il tema della coerenza, in rapporto con il cambiamento, è anche uno dei principali capitoli dell’ultimo libro, “Risultati solidi in una società liquida”, di Sebastiano Zanolli, scritto in collaborazione con Giacomo Dall’Ava. Riuscire a tenere insieme coerenza ed incoerenza è forse una delle chiavi principali del nostro esistere. Essere incoerenti ci fa sentire deboli, perché incapaci di tenere una posizione; insicuri, perché sappiamo di aver già tradito e pronti a rifarlo. Dall’altra parte, la coerenza rischia di diventare una corda limacciosa che ci tiene legati ai sensi di colpa e al passato. In realtà, di fronte ad un mondo in profondo cambiamento, sia nei costumi che nei valori, è impossibile non riuscire ad essere incoerenti. Aristotele, come richiamato nel testo, lo aveva ben chiarito: “L’uomo necessita del cambiamento a causa dei suoi limiti”. E’ come se giocasse una partita a tennis: coerenza e incoerenza passano da un campo all’altro. Talvolta la palla va fuori dal terreno di gioco, talvolta è utile per vincere il match, talvolta rimane a danzare sul filo della rete e cade da una parte o dall’altra del campo, senza un perché. Quello di Zanolli e Dall’Ava è un libro saggio e pratico. Cerca di fornire, come ben marcato nel suo titolo, alcuni strumenti solidi in una vita liquida per definizione. Non è un testo per eroi, né per chi aspira a diventarlo, sia chiaro. E’ per gente come noi che ogni giorno si dibatte tra far quadrare il bilancio famigliare e non naufragare nelle notizie che ci arrivano dal Trump di turno. Gente che al mattino si sveglia pensando di essere entrato in depressione; alle dieci si sente pronto per cambiare il mondo; nel pomeriggio incarna una lumaca bavosa che scivola troppo lentamente verso sera. La connessione tra il libro di Zanolli e Dall’Ava con “Lezioni Americane”, non finisce nell’incompiuta consistency. Tutti i cinque valori delineati da Calvino trovano in questo libro una loro declinazione. La principale sta nella “leggerezza” del testo. I due autori lo dichiarano fin da subito, quasi fosse un incipit:
“Non doveva andare così. La società in mezzo a cui viviamo non è quello che ci saremmo aspettati. Ci sarebbe piaciuto qualcosa di più umano e anche più etico (…) E ora che si fa, prendere o lasciare?”.
Questa inizio è di una leggerezza straordinaria, proprio nel senso che ne dava Calvino:
“Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”.
La leggerezza di Zanolli e Dall’Ava si scorge in tutto il testo dove avere è meglio di aggiungere, gestire il tutto è meglio di selezionare il poco, guardare in faccia la realtà è meglio che nasconderla. Già l’immagine scelta come copertina la dice lunga sulla leggerezza: una bomba a mano trasformata in un bijou color rosa. Un’opera dell’artista Antonio Riello che fa della scanzonatura pensosa e dell’irriverenza la sua cifra artistica.
Da che parte stai?
Puoi decidere di stare in quella nave da crociera tanto pesante da essere sicura. Ballo, cibo e divertimenti sono garantiti. Puoi decidere di navigare con una barchetta. Rischi, freddo e vento sono obbligatori. Tutte e due navigano in un oceano: talvolta calmo, talvolta tumultuoso; lui non bada a nessuno, fa solo il suo mestiere. La nave da crociera la conduce qualcun altro. La barchetta la conduci tu. Il problema è che tutti talvolta stiamo su una nave da crociera e talvolta siamo nella nostra barchetta. Affrontare le due diverse condizioni fa parte della molteplicità, direbbe sempre Calvino nella sua quinta lezione americana. In un passato, non tanto recente, le due condizioni erano separate e distinte. O si apparteneva ai crocieristi o si faceva parte dei navigatori solitari. Ora chi pensa di navigare tranquillo in una nave da crociera, rischia di svegliarsi sul Titanic. Chi ritiene sufficiente solcare l’oceano da solo con la sua barchetta, rischia di perdere la rotta per troppa sicurezza su se stesso. Il libro parte dal rafforzare gli strumenti per vivere da navigatori solitari e finisce per fornirci indicazioni su come vivere da crocierista. “Nessuno è un’isola”, dice il claim di una attuale campagna pubblicitaria di una nota catena di supermercati. Ma noi siamo destinati a navigare per cercare le penisole che sono le propaggini dei continenti: lì ci sono i porti. Da qui l’importanza di avere e gestire relazioni con gli altri a prescindere da quello che puoi ricevere. Qui la gratuità è mezzo e fine.
Gli anni ’70 a volte ritornano
Chi ha scritto “Risultati solidi in una società liquida” ha frequentato gli anni ’70. Lo si vede e lo si sente. Il libro è in parte gestito con una serie di esercizi incastonati nei fogli a quadretti che ricordano tanto la scuola elementare di un tempo. Quella della maestra unica perché non serviva la specializzazione, quanto la totalità. Quella che quando entrava Lei (i Lui erano e sono rari) e ci si alzava in piedi perché era un atto di rispetto prima di tutto al luogo che si frequentava. Quadretti e font ti riportano indietro con il tempo visto che l’arte di imparare si coniuga con la voglia di scoprire, tipica di quando eri bambino. Senza l’ingenuità, la meraviglia e la libertà l’apprendimento rimane un mero esercizio utilitaristico confinato ad una materia che poi si dimentica per sempre. Quando la scoperta si affranca dal dovere quello che si apprende serve a tutto tondo per la vita di oggi e di domani. Bisogna proprio aver vissuto gli anni ’70/’80 per trarre insegnamenti come questi: “La vita è come un maiale, non si butta mai via niente”. In quegli anni, nelle case dei nostri nonni, il rito dell’uccisione del maiale era un’iniziazione alla vita, e alla sua morte, per i pargoli che frequentavano quelle grandi cucine. In ogni porzione del maiale vi era una parte utile da mangiare e, al contempo, quel rito diventava l’occasione per stare insieme, per fare festa. E il sibilo acuto del maiale morente era l’inizio di questa festa pagana.
Le domande senza risposte
Nella postfazione, Alessandro Zaltron si sofferma sui 230 punti interrogativi che riempiono questi fogli a quadretti. Nella loro semplicità, vi sono domande (“Cosa temete di più?”) che travalicano la banalità per sconfinare nell’urgenza di una risposta che solo il lettore può darsi. Come aculei si conficcano nella testa e rischiano di tormentarti per giorni finché non decidi che una risposta non la puoi dare con una affermazione, sono solo le azioni quelle che contano. Stop. Dentro “Risultati solidi in una società liquida” tutto viene trattato con grande garbo – un’altra declinazione della leggerezza – perché qui nessuno è “imparato”. Zanolli e Dall’Ava non vogliono imporre nulla, non hanno nulla di quei guru pieni di certezze. Entrano nella nostra casa, ci disturbano un po’ con le loro riflessioni, ma non vogliono farci cambiare neppure la disposizione dei mobili, tanta è la loro delicatezza. Lasciano a noi decidere se farlo o se dover essere ancor più radicali nel cambiare casa. Tutti stiamo imparando in questo nuovo film che sta andando in onda per la prima volta e le domande sono la parte fondamentale di una via fatta su misura per ognuno di noi. Se uno decide di intraprendere il percorso tratteggiato dai due autori, si troverà ad avere in mano un breviario laico che andrebbe letto camminando. Il movimento fisico aiuta il movimento mentale. Un suggerimento agli autori: perché non trasformarlo in un podcast?
Ancora Calvino
Ho cominciato queste righe richiamando “Lezioni Americane” di Italo Calvino. Finisco sempre con lui, questa volta prendendo le ultime righe de “Le città invisibili”. Marco Polo nella descrizione del suo regno a Kublai Kan chiude così:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due sono i modi per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Ecco, Zanolli e Dall’Ava ci aiutano ad entrare nella strada dell’apprendimento continuo, dove nulla si butta via della fatica quotidiana.
Titolo: Risultati solidi in una società liquida
Autori: Sebastiano Zanolli e Giacomo Dall’Ava
Editore: Franco Angeli
196 pp; 24 Euro